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di reggio di calabria 71

questo secolo a patire lutti e calamità peggio che nell’altro1; e come nell’altro continuarono tumulti, private e pubbliche offese, rancori di parti, intestine discordie.

Soprattutto accrebbe gli scandali l’abilitazione (come la chiamavano) al Sindacato; per la quale si mise fra i vari ordini di cittadini tal divisione, che tenne per lunga pezza acceso un odio inestinguibile. Era il Sindacato divenuto quasi privilegio di trentatre famiglie, le quali sole reputantandosi patrizie, ostavano vi partecipassero altre non meno cospicue per ricchezze e per meriti civili. Ciò non tolleravano i più; ciò non potea più lungamente tollerare verun canone di giustizia. Quindi dissidi e nimicizie, cui, per impedire trascorressero ad azzuffamenti, fu mestieri alla meglio comporre, e le regole di elezione per nuovo decreto rettificare2.

Oltre a ciò ed a’ notati lutti, non casi che siaqo degni di speciale ricordo. Solamente per circolo inesplicabile dell’umano intelletto, mentre i germi di tante utili cose per gli enunciati travagli perirono, non perivano delle buone discipline i semi; nè già per cura della pubblica autorità, che in questa come nelle altre urbane bisogne si stava oziosa od avversa, ma per accidentale in flusso del secolo e per la natia virtù ch’è negl’ingegni meridionali.

E così, tuttochè aspreggiata, potè Reggio avere, anche in questo secolo decimottavo, egregi uomini nelle armi, nelle lettere, nelle arti; tra cui, più degni di fama, Gius. Morisani, Dom. Gius. Barilla, Antonio Cannizzone, Franc. Ferrante, Ant. Spizzicagigli, Ant. Oliva, Gregorio Palestino, Pietro Roscitano, Gio. Battista Panagia, Girolamo Politi, Demetrio Nava, Dom. e Fed. Musitano, Giacomo Gul-

  1. A causa, specialmente, della pestilenza del 1743 e de’ tremuoti del 1783. L’autore racconta questi colle parole del Botta, e quella con parole sue; e dell’indugiarvlsi troppo si scusa con dire che e la materia è unica a «memoria di uomini.... perchè contiene una mesta e compassionevole vicenda di dolori intensissimi, d’ineffabili sofferenze domestiche, di lutti interminati. È la storia d’una perfidia incredibile; perchè la malizia umana operò che il morbo si protraesse ed infierisse in Reggio assai più che non portava la sua indole, che poteva dirsi benigna, rispetto alla tremenda moria, la quale in così breve spazio avea mutato Messina in cimitero. — Lib. VIII, cap. 1, §. 4.
  2. Lib. VIII, cap. 4, §. 7; cap. 4, §. 6, 7. – S’intende del decreto del 1749, che regolò l’elezione de’ sindaci della città, da questo tempo a quello dell’ultima invasione francese.