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70 | storia |
seppe Foli, Mariano Spanò, Ignazio Cumbò, Paolo Diano, Silvestro Bendicio, Paolo Filocamo, Francesco Spanò, Simone Porzio1.
Come altresì alle arti fu fatto onore, specialmente alla pittura, della quale teneva uno studio in Reggio il bolognese Vincenzo Gotti, pittor caraccesco, di pennello franco e velocissimo, che in questa sola città, ove dimorò molto tempo, dipinse ducentodiciotto tavole di altari»2.
II qual lume di arti e di lettere, sebbene, come a quello ch’era scarso e dalle civili dissensioni aduggiato, poco potesse forse conferire all’ammaestramento ed all’educazione della città in generale; tuttavia non fece disservigio, e anzi impedì che il filo della cultura domestica affatto si rismarrisse3.
XIX. Finalmente il libro ottavo (dall’anno 1723 al 1797) fa la narrazione delle cose di Reggio nel settecento. È l’età in cui cessa il governo de’ Vicerè, e comincia quello de’ principi di casa Borbone.
Era il Regno, per le riferite vicissitudini di fortuna, venuto a così infermo stato, che peggio non poteva incorrergli. I Codici confusi, confuse le ragioni de’ cittadini; innumerabili i curiali, intriganti, corrotti. La feudalità sempre viva, i feudatari spregevoli; l’amministrazione scompigliata, cupida, insolente; la milizia nulla, e di stranieri. 11 clero puntiglioso, e nelle prerogative sùe temporali più incocciato quanto meno si avea l’ossequio de’ meglio pensanti. Il popolo schiavo di molti errori, a’ reggitori avverso, di meglio bramoso.
Perciò bisogni, opinioni, speranze, acerbità del male, insofferenza del vassallaggio, novità d’imperio, genio di secolo, desiderio di più civile parità, tutto spingeva al riscatto, alle mutazioni. Il principato di Carlo III rimediava a qualcuna delle infinite piaghe, ma profonde erano le radici del male. Nè bastar potea medicina di re a salvare dalle marmeggie un corpo da forestiero ed annoso morbo disfatto.
Per tali ragioni in duri frangenti versavano, più o meno, tutte le città del Reame; Reggio non meno delle altre. Mutati i modi di governo, non mutarono le sorti de’ poveri Reggini. Ebbero anzi in