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di reggio di calabria 63

XVI. Seguita il quinto libro (dall’anno 1381 al 1496) a dire de’fatti di Reggio sotto i Durazzeschi e gli altri d’Angiò e d’Aragona.

Ahimè! la medesima trista ed uniforme narrazione di parteggiamenti, di battaglie, di brighe, di supplizi, di perfidie. D’ogni sorta stranieri accampano sul povero Reame ragioni, e lo sovver tono. Ed esso, che pur fin qua non era stato felice, ora si sfascia e va a balìa di nuovi arfasatti. Non esercito, non flotta; poche bande di ventura, non armi proprie, non fortezze ben munite; esausto l’erario, effeminata sontuosità alla corte; le provincie vassalle, dalla milizia disabituate, da’ padroni di dentro trascurate, da’ nemici di fuori non temute. Erano stati per opera di cotesti Angioini già morti Manfredi e Corradino, re svevi; poi Andrea e Giovanna I della stessa prosapia. Ora l’altro re, Carlo da Durazzo, sorpreso negl’inganni che ordiva alle due regine d’Ungheria, è ucciso: di veleno oscenamente prestato muore Ladislao. Per causa loro nato lo scisma nella Chiesa, ne restano turbate le coscienze

    «diciamo Comune i nostri vecchi davano il nome di Università; e chiamavano Sindico, ossia Procuratore, chi era preposto alla trattazione delle cose dell’Università. Questo nome ed uffizio di Sindico (che alla nostra pronunzia è Sindaco) fu a noi senza dubbio tramandato dagl’Italioti; i quali, alla guisa degli Ateniesi, nominavano Sindici cinque oratori eletti dal popolo per la difesa delle antiche leggi presso il Consiglio de’ Nomoteti, quando si mettesse in proposta l’abrogazione e derogazione di alcuna fra esse. Questo magistrato, perdutosi come pare sotto il lungo dominio de’ Romani e de’ Goti, ci fu restituito da’ Bizantini; e da costoro, come avvenne di altri nomi di pubblici uffizi, passò a’ Normanni senz’alterazione di sorta. Cosicchè ne’ primi secoli della monarchia siciliana erano dinotati col nome di Sindaci quei cittadini che le Università mandavano oratori al sovrano per la difesa e conferma de’ loro privilegi, o eleggevano temporaneamente per qualche altro lor grave negozio che richiedesse la direzione ed il consiglio di cittadini sperimentati ed integri. — Quindi quest’uffizio non fu allora un magistrato annuo, ordinario, o periodico comecchessia, ma temporaneo ed eventuale. Laonde spesso avveniva, che, nel corso d’uno stesso anno, fossero eletti più Sindici, secondo che si stimavano necessari all’avviamento e conchiusione di faccende pubbliche di varia natura. E qualche volta ancora il Sindico era scelto fuori del seno della cittadinanza reggina, come tra i cittadini di Messina, o altrove. Ne’ tempi anteriori a re Roberto l’ordinario ed annuo magistrato municipale della città di Reggio risedeva in quattro nobili e probi uomini detti Giurati, perchè giuravano sopra i santi Evangeli di trattare con rettitudine e fedeltà tutte le cose appartenenti all’Università. Costoro erano eletti annualmente dall’Università medesima; e del loro uffizio abbiamo chiara notizia in una lettera patente di re Roberto; il quale, confermando a’ Reggini tal magistrato (1326), concedè che ne facessero l’elezione giusta il consueto» - Ivi, cap. 4, §. 4.