Pagina:Archivio storico italiano, VIII, 4, 1858.djvu/214

6 l’eccidio di cesena

tato, opera che certo era destinata a consacrare nella memoria degli uomini le virtù di quella donna generosa; e per aggiungere credenza e fede alle sue parole, chiama in appoggio il Tiraboschi nel Tomo V, lib. III ec.

In primo luogo la mogliera di Francesco Ordelaffi, che dette tanto da fare all’Albornoz, e che fornirebbe davvero ricco tema a un drammaturgo della moderna scuola, non è Lucrezia degli Alidosi, la quale figurò, e fiaccamente, in quella famiglia un sessanta anni dopo, ma Cia degli Ubaldini, o sia Marzia, nome anche meglio adattato all’animo fermo e audace di questa Amazzone, feroce anzi che generosa. In secondo luogo il Tiraboschi narra semplicemente, che il Petrarca, il quale volle provarsi anche al genere di poesia teatrale, scrisse in età assai gio vanile una commedia intitolata Philologia, per sollevare l’animo del cardinale Colonna; ma poscia conobbe che ella non era cosa da pregiarsi molto, e non volle pur farne parte agli amici: onde ne venne, che ella si smarrì per modo, che più non trovasene copia. Non so davvero come queste parole del Tiraboschi, ed anche il titolo della commedia, non che il motivo per cui fu composta, cioè di far passar la mattana al cardinal Colonna, siccome anche il Petrarca da sè stesso scrive a quel prelato (nella lettera che è le settima del secondo libro nell’edizione di Lione del 1601): quam, ob id solum ut curas tibi jocis excuterem, scripsi, possano far pensare al racconto di stragi sanguinose e di eccidi di città. Ma oltre di ciò un erudito, come il signor Defendente, non doveva ignorare che il Petrarca, per addormentar le paturne del Colonna, morto nel 1348, non poteva prendere argomento da un fatto seguito nel 1357; e che il medesimo Petrarca, nato nel 1304, a quel tempo, anzi che essere in età assai giovanile, cominciava a scendere l’arco dei suoi anni.

Crederà, pregiatissimo Vieusseux, essere più chiaro e lampante che il sole, che tutti questi barbassori, sulla cui parola generalmente giurasi in fatto di letterari giudizi, hanno parlato di questa Commedia senza averla letta? Eppure bisogna crederlo; o altrimenti (avendo tutti preso un granchio a secco più sbardellato assai che la balena del Ricciardetto) è forza concludere, che difettavano stupendamente di quella pietra di paragone, per dirla alla Romagnosi, e di quel mezzo di esplorazione detto criterio, se necessario a tutti, necessarissimo per coloro che vogliono sedere a scranna, e farsi altrui maestri e autori. Conciossiachè agli occhi di qualunque lettore, per poco conoscente delle istorie, apparisca fino dalle prime pagine chiaro e piano, che non già la gagliarda oppugnazione fatta dall’Albornoz contro la fortezza di Cesena nel 1357, e per conseguenza la disperata propugnazione che ne fece madonna Cia, è l’argomento di questa operetta, ma sì bene il nefando eccidio comandato in quella stessa città dal sanguinario cardinale