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LA PRODUZIONE DELLA SETA IN ITALIA
PRIMA DELL’EPIZOOZIA E DOPO.
Notizie raccolte e discusse dal signor PASQUALE DE VECCHI di Milano.
OSSERVAZIONI RELATIVE AGLI ULTIMI ANNI.
1875.
I COLTIVATORI disanimati, al momento di mettere in istufa la semente, dalla persuasione che stante il cattivo andamento degli affari, si avrebbero avuti prezzi bassi dei bozzoli, fecero schiudere minor quantità di seme bachi e nelle località dove il prodotto è meno pregiato, l’allevamento fu meno curato del solito. Aggiungasi che la rendita in filanda fu quest’anno peggiore di quella dell’anno 1874, e si troverà spiegata la diminuzione del prodotto serico attribuito alla coltivazione italiana del 1875.
1874.
I cartoni di seme originario giapponese schiusero quest’anno perfettamente, con caratteri di maggior robustezza assai spiccati, e se ne ebbe una massa di bachi, che favorita in generale da una stagione molto propizia, specialmente negli ultimi stadi dell’allevamento, riuscì felicemente a maturanza, perfino in località (e non furon poche) dove la foglia gelsi era scarsa al bisogno e dove sarebbe stato prudente il decimare senza esitazione le bigattiere.
In conseguenza si ebbe una quantità di bozzoli grandissima, ma alla quantità non corrispose la qualità.
Si raccolsero bozzoli in gran parte piccoli, stentati, poveri di seta, rugginosi, carichi di morti e di doppi e tra lo scarto fatto dal proprietario e quello ben più forte toccato al filandiere, non si esita a ritenere che il bozzolo di prima scelta in quest’anno si riduce, tutto al più, al 50 % della totale produzione, e la rendita in filanda, che allo aprirsi dei mercati, si pronosticava buonissima, riuscì appena discreta. Anche le razze gialle