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Memoriale di Paolo dello Mastro 75

fatti esterni ne registra pochissimi e raramente in essi è esatto, come per esempio quando narra le guerre di Giovanni Vitelleschi nel Lazio che finirono colla presa di Palestrina, Zagarolo e Gallicani1. Non gli sfugge la morte di Maometto che toglieva alla cristianità un pericolo continuo, «tale che lo papa e tutta la corte stavano sollevati de annarsene con Dio, se Dio non provedea»; per contrario non fa menzione della caduta di Costantinopoli, la cui notizia certamente dovette nella città fare grandissima impressione. Gli avvenimenti della città che, insieme con le notizie private, formano, come si vede, il nucleo principale del Memoriale, narra quasi sempre con molta copia di particolari, che invano cercheremmo presso altri cronisti, e anche con abbastanza esattezza, come risulta dal confronto con documenti contemporanei. Il che dicasi specialmente della relazione delle feste per la incoronazione dell’imperatore Sigismondo e dell’imperatore Federico III, del furto fatto al reliquiario delle teste degli apostoli Pietro e Paolo a S. Giovanni, della cattura del cardinal Vitelleschi, della uccisione del cardinal di S. Marco e sopratutto delle feste giubilari di Nicolò V. Tra le fonti più cospicue per la conoscenza di quest’ultimo avvenimento è certamente da annoverarsi il nostro Memoriale, insolitamente ricco di particolari: l’affluire a Roma di un numero straordinario di pellegrini, la piena delle vie, specialmente quelle che conducevano a S. Pietro, la mancanza di vitto e di alloggi per tanta moltitudine; per contrario le vie deserte, lo squallore della città a cagione della sopravvenuta peste, il ritornare dei pellegrini a migliaia al cessare di questa e finalmente la famosa catastrofe di ponte S. Angelo, di cui egli fu spettatore, sono descritte con molta vivezza di colori.

Un’altra nota caratteristica è la obbiettività dei nota-

  1. V. Memoriale, n. XXI.