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La lega cristiana nel 1572 377

[I] Di Messina, 3 giugno.

. .. Per via fui poco aiutato dal vento, nondimeno l’altra . sera a due hore mi condussi a bocca di Faro et hiermattina due del presente me ne entrai, et della mia venuta per gratia di Dio tanto Sua Altezza quanto tutto l’esercito ha preso consolatione. Delli Tedeschi1 non è comparsa nave nessuna et parmi che vi sia stato poco ordine in proveder per il loro imbarcamento alla Spetia, il che meglio si deve intender costà, che Sua Altezza ne sente gran fastidio. Di subito ho trattato che non dovemo aspettarli, reputando io che sia maggiore il guadagno che si può sperare anticipando il tempo il quale è pur troppo avanti, che l’utile che questi Alemanni ci ponno dare et come Sua Altezza è volonterosissimo alla impresa, vedo che è per cossi esseguirlo, perchè o siano le terre maritime duella Morea, o l’isole, poco impedimento ci può dare la cavalleria, et per conseguenza venemo ad haver manco bisogno delli Alemanni, oltre che ne havemo circa due mila di quelli dell’anno passato, massime che il voler espugnare li castelli di Costantinopoli oltre che quelli sono provisti di esercito, per quanto da tutte le pani si intende il tempo è troppo avanti et quel negotio ha necessità del’entrata nella lega dell’imperatore e delli altri principi che ne verranno in conseguenza per stringer quella città et dal mar maggiore et noi dallo stretto.

Qui sono lettere et ambasciatori della Morea che danno gran certezza di motivo a Sua Altezza come Nostro Signore deverà haver inteso2 et però la presente occasione è grandissima et io non haverei per male che, senza mettersi in molte ragioni, Sua Santità mostrasse un poco di risentimento con i ministri di Sua Maestà di questa tardanza che certo è senza colpa di Sua Altezza, massime che hanno voluto ancora attribuirla alle forze di Santa Chiesa, et per questo io resto soddisfattissimo di essermi condotto qui col stendardo di Nostro Signore in galera propria, prima dell’armata di Napoli . . .


  1. Parla qui delle fanterie mercenarie assoldate dal re Filippo e imbarcate alla Spezia su navi di Napoli e di Sicilia.
  2. Questi ambasciatori erano venuti ad offrire a don Giovanni la corona, ed egli ne aveva scritto a suo fratello; donde gelosie e sospetti che dovevano esser tanto fatali alla causa cristiana. Cf . Van der Hammen, op. cit.