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l’Europa1. Deliberò infatti il pontefice che non si dovesse combattere se non in Levante, che si scegliesse quel piano di campagna, che a maggioranza di voti avrebbe deliberato il consiglio dei tre supremi generali, e che infine le squadre alleate dovessero nel prossimo aprile trovarsi a Corfù2. E per far nel tempo stesso cosa grata a don Giovanni, che doveva comandare l’intera armata anche in quest’anno, s’adoperò abilmente per mezzo del Contarini, affinchè, rimosso il Veniero, che colla sua severità, forse eccessiva, s’era concitato l’odio degli Spagnoli nella precedente campagna, i Veneziani nominassero al comando della loro squadra un altro generale.

La repubblica, lieta d’aver avuto soddisfazione dal pontefice, volle mostrarsi compiacente, e quantunque avesse grande fiducia nell’abilità e nel valore del Veniero, gli sostituì nel supremo comando Iacopo Foscarini3.

Cosi conciliate, almeno in apparenza, le cose, sperava Pio V di poter assistere ad un nuovo e più grande trionfo delle armi cristiane, quando fu colto da morte il 1° maggio del 1572 con universal dolore di tutta la cristianità, «più che per molti anni si fosse sentito per morte d’altro

  1. «Sa Santidad ha de querer que se gane Costantinopla y la Casa Santa, y que tendra muchos que le quérran adular con facilitárselo, y que no faltarán entre estos algunos que hacen profession de soldados, y como Su Beatitud no pueden entender estas cosas»; Carta del duque de Alba, citata dal Prescott, V, 116.
  2. Gratianus, vescovo d’Amelia, De bello Cyprio, p. 249, è il solo che parli di questo laudo arbitrale, senza però riportarne la data; tacciono invece tutti gli storici veneti e lo stesso Sereno.
  3. «Ma per non far torto al Veniero di età e di fatti venerando, nel cui governo sì gran vittoria s’era acquistata, sebbene eleggessero in suo luogo Iacopo Foscarini, molto principal senatore, a lui nondimeno lasciarono il luogo supremo e la sopraintendenza del generalato, facendo che a riposo gli onori della patria si godesse»; Sereno, op. cit. p. 266.