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La lega cristiana nel 1572 | 349 |
Gian Andrea Doria durante il primo anno della guerra di Cipro eran tali da dissipare i sospetti che i Veneziani, accorti ed abilissimi politici, fin dal primo momento avevan concepito sulle segrete intenzioni del re.
Basta leggere i Commentari della guerra di Cipro del Sereno, che in appendice riporta i dispacci dell’ambasciatore Soriano, la Storia della guerra di Cipro del Paruta, la Storia delle cose successe del Contarini, il Successo della guerra fatta con Selim sultano di Francesco Longo, e tante altre opere di autori contemporanei per vedere con quanta insistenza alcuni nobili veneziani e specialmente Nicolò Da Ponte, Paolo Tiepolo ed Andrea Badoaro richiamassero l’attenzione del Senato sull’egoismo degli Spagnoli e sull’utilità che essi avrebbero ritratto dalla lega, riscuotendo il denaro della crociata, senza il bisogno d’accrescere il numero delle navi, che ogni anno tenevano armate, senza bisogno di rinforzare i presidi e colla speranza di indurre i Veneziani a prender parte alla tanto desiderata impresa d’Algeri.
Per gli Spagnoli il far una lega (dice il Longo) non era altro che legare la repubblica alla conservazione e alla sicurezza degli Stati loro contro le forze del Turco. Senza far nuova spesa, gli bastava servirsi del trentesimo della spesa ordinaria che fanno per difesa delli suoi mari e delli suoi regni a marina perchè la nostra armata li mettea tutti in sicurezza1.
D’altra parte non potevano ignorare che Filippo vedeva di mal occhio la soverchia potenza marittima di Venezia e che non gli sarebbe doluto affatto di vederne abbassato l’orgoglio e diminuita l’importanza.
Se l’armata turca rimanesse del tutto annichilata, la nostra repubblica resterebbe troppo potente sul mare,