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24 | L. Caetani |
si mostra poco disposto a parlar di sè e non si ferma a notare nel suo diario che quanto strettamente si riferisce al cerimoniale; riesce quindi di lettura monotona e di poco interesse, quantunque il suo diario rimanga documento prezioso per la storia della legazione e delle trattative finali, con cui venne sistemata l’abiura e l’assoluzione di Enrico IV. Questa legazione fu delle tre, alle quali l’Alaleone prese parte, la più cospicua per il numeroso seguito e per lo sfarzo e la pompa sfoggiata in viaggio; e pel numero appunto dei suoi componenti non potè procedere che lentamente. Erano questi tutti ottimi motivi per l’Alaleone di rallegrarsi e ci spiegano come sul principio di essa affermi prendervi parte con sommo piacere e di voler servire con tutto l’animo suo, «prout faciam libentissime pro viribus meis»1. Duecencinquanta ducati regalatigli dal pontefice e dal cardinale per fornirsi delle cose necessarie al viaggio aumentarono la sua baldanza.
Non è impossibile che obbedisse volentieri all’ordine del papa, anche per un’altra ragione. Nel 1589, al seguito del cardinale Caetani era andato in Francia come nemico di quel «Navarra», che ora sul punto d’essere perdonato ed assolto, andava a visitare come re di Francia; nè è quindi arrischiato supporre che desiderasse conoscere personalmente quel medesimo uomo da cui egli stesso aveva tanto avuto a soffrire e del quale aveva avuto pure tanto a temere.
La legazione parti l’11 maggio da Roma ed impiegò sette giorni per arrivare a Firenze2. L’Alaleone vi arrivò il giorno innanzi per preparare l’ingresso solenne del legato, e per questo scopo quella sera stessa visitò il granduca, che lo ricevette con grande cortesia e mostrò molto piacere di rivederlo e di parlargli, «benignissime