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Documenti circa la politica di Leone X 217

lo honore di Sua Santità, et maxime in tre capi principali che tucti riguardano etiam la securtà di quella Sancta Sede; et havendo il Christianissimo buona mente come semo certissimi non solo verso la Chiesa ma anchora a la persona del papa et a la casa nostra, non crediamo ne facci difficultà. El primo è che Parma et Piacenza resti a la Chiesa fino a tanto si habbi una ricompensa che piacci a Nostro Signore et sui successori o almeno, non potendo fare altro, ad declaratione et iuditio della excellentia del duca, ad ciò che non paia che Sua Santità facci confederatione con un principe che venghi ad torli el suo, et epsa lo consenta, et ci giochi dentro la conscientia, lo honore et l’utile. El secondo capitulo è che il Christianissimo facci pace con il re Catholico o almeno tregua a vita, perchè di guerra in guerra non si proceda in infinito et si interrompa la pace universale et la sancta impresa contro a li infedeli, et che Nostro Signore con questa colligatione non sia causa di nutrire perpetua guerra fra christiani. El terzo capo è che quella Maestà ceda le ragioni del regno di Napoli a Nostro Signore o a chi sarà nominato da Sua Beatitudine, o vero a chi vorrà quella Maestà col consenso de la Sede apostolica, et questo si fa perchè la Chiesa non resti in mezo d’un principe che sia signore del capo et de la coda di Italia oltre a li altri regni. Et questo respecto preme tanto a Nostro Signore che non lo consentirebbe quando havessi ad pervenire con le medesime circumstantie ne la persona nostra. Era anchora in decti capitoli mosso dal medesimo fine de la pace, che de le cose non possiede, il re se ne stesse a lo arbitrio del papa. Questo la excellentia del duca potrà acconciarla con obligare el re ad pacificarsi con li altri principi in quello modo che a la prudentia sua occorrerà. Le altre cose sono di poca importanza, et che il re per contento et honore di Nostro Signore doverria acconsentire, et la dextreza de la excellentia sua potrà condurle benissimo. Ma è ben necessario che quella si monstri intromectere in questa cosa motu proprio suo, come è la verità, certificando quella Maestà che se il papa havessi voluto fare parte di quello che poteva, le cose franzese non sarieno hoggi in questo grado. Ma Sua Beatitudine non si è mai potuta persuadere che volendoli esser buon patre, il re anchora non vogli esserli buon figliuolo, havendo sempre visto, poi che la intrò in quella Sancta Sede, che non ha mai procurato se non prima la securtà, quando la darà memoria del re Luigi era in travaglo et in periculo, et di poi la unione, et exaltatione di quella corona. Et di qui è nato che a la excellentia del duca non si è facto prima intendere el partito che ha preso Nostro Signore che è suto per forza, inteso maxime l’ultima resposta et resolutione che portò monsignor de la