Pagina:Archivio della R. Società Romana di Storia Patria - Vol. XVI.djvu/205


Documenti circa la politica di Leone X 201

su Napoli alla Chiesa, il disegno determinato di dare il regno a Giuliano, come osservò Francesco I; ma quando, con successive concessioni, il papa arriva prima della guerra, come appare dalla lettera di Giulio de’ Medici (documento II), a proporre la elevazione del figlio di Federigo d’Aragona a re di Napoli, il che avrebbe posto fine a tutte le speranze e a tutti i disegni de’ suoi per quel reame, si deve riconoscere che la sua politica rispetto a Napoli non fu inspirata da ambizione di famiglia. Io non credo che Leone abbia mai pensato a Lorenzo come possibile re di Napoli, bensì io credo che abbia, se non secondato, accarezzato il disegno che si faceva per Giuliano; ma sia per l’uno o per l’altro, o per entrambi, tanto più si deve scorgere l’indipendenza della sua politica da tali desideri, quando per conseguire uà accordo col re di Francia, che avrebbe tolto il pericolo di vedere Milano e Napoli venire nelle mani dello stesso re, egli escogita ed insiste per una soluzione, che non solo non dava sfogo alle ambizioni di casa Medici, ma precludeva loro per sempre la via al trono di Napoli. La lettera di Giulio de’ Medici, che espone con chiarezza le trattative con la Francia rispetto a Napoli, quali io le ho riassunte, si potrebbe credere non sincera, scritta ad arte, per convincere la Signoria di Firenze del torto di Francesco I. Io stesso, esaminando con diffidenza questo documento, ho messo in dubbio quelle cose (p. 45), che non trovavano riscontro nei fatti od in altre testimonianze. Ma per quello che riguarda Napoli, le affermazioni di Giulio trovano la conferma nella proposta, che Giuliano rinnovò poco tempo dopo, il 25 agosto, per mezzo del duca di Savoia a Francesco I (documento III). Il Cian ha negato il valore di questo documento con una argomentazione singolare, che basta solo riportare, per mostrarne tutta la fallacia. «Proprio il figlio di Lorenzo il Magnifico», egli dice, «sarebbe stato tanto ingenuo col re di Francia, ormai sceso in Italia, alla vi-