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Documenti circa la politica di Leone X 193

l’alleanza con l’Inghilterra; e quando nel tempo stesso i Veneziani cercavano di sfruttare questo buon momento, rinnovando con ogni lusinga gli sforzi, sino allora vani, di distaccare Leone dall’imperatore e di tirarlo definitivamente a loro ed alla Francia: in queste circostanze Vincenzo Quirini, un nobile veneziano, «divenuto frate camaldolese col nome di frate Pietro, e che aveva saputo conquistarsi l’intimità di Leone e della famiglia Medicea», e che, senza mandato uffciale, pare servisse, quale informatore ed agente politico di fiducia, la Signoria di Venezia, scriveva a questa da Roma l’ultimo di maggio:

Della annata [veneziana] veramente per mare sappia la sublimità vostra che già il magnifico luliano mosso a qualche speranza per il nome che di essa risuona, se incomincia a lassare intendere di volerne fare sopra disegno: et meco liberamente favellando dice volermi aprire quello che desideriano, et che da Nostro Signore non bisogna che io lo intenda, et più oltre scoprendosi con dire le promesse che la Santità Sua ha di continuo dal re de Inghilterra de aiutarlo al regno di Napoli, mi dimostra ogni hora haver l’animo già mezzo volto a simile impresa.

Il Cian nota che il Quirini: «gli ha spesso in quelle lettere l’aria di chi a forza di gridare e di ripetere ad altri cosa, cui non presti gran fede, vorrebbe persuadersene egli stesso». Ed io poi trovo che qualcuna delle cose qui dette o ripetute dal Quirini è con gran probabilità non vera: certamente falsa l’asserzione, riguardante le promesse dell’Inghilterra di aiuti al papa per l’impresa del regno di Napoli. Una lettera di Giulio de’ Medici del 20 aprile ai Vescovi di Winchester e di Lincoln ci prova infatti come il papa, invece di chiedere aiuti per l’impresa di Napoli o di rispondere a graziose offerte a tale scopo del re d’Inghilterra, si sentiva nella necessità di protestare anche presso di questo, come già presso gli Svizzeri, contro le voci che divulgavano in Europa, a proposito di tale impresa, gli ambasciatori spagnuoli, dichiarandole «in tutto aliene dalla verità», e che l’impresa di Napoli egli