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Documenti circa la politica di Leone X 191

come ha fatto in parte, che tra il primo atto dell’autunno del 1518 e l’ultimo del maggio 1521 vi furono, rispetto alle alleanze, mutamenti reali, vari e profondi nella politica di Leone, come ve ne sarebbero stati quasi certamente anche dopo, se la morte non l’avesse allora colto.

Il De Leva, come la maggior parte degli altri critici della mia opera, ha trovato, che in essa «è ridotta a giusti termini l’influenza esercitata dagli interessi famigliari » nella politica di Leone. Non così però è parso ad altri. Ermanno Baumgarten in una succinta e benevola recensione1, pur riconoscendo volentieri, che egli, nella sua Storia di Carlo V, ha troppo fortemente insistito sull’influenza degli interessi di famiglia nella politica di Leone, crede però, che io erri ancor più gravemente nel senso opposto. Egli nota che l’opinione dei contemporanei era ben diversa dalla mia. Che tale in realtà fosse l’opinione dei più fra i contemporanei è cosa non dubbia. Alle testimonianze già note in tal senso, io stesso ho aggiunte delle nuove; ma sul carattere generale di esse e sul valore loro relativo nei casi particolari ho portata una critica, che ancora non m’è stata dimostrata fallace. Tra tali testimonianze duolmi che io non abbia conosciute, prima della pubblicazione del mio libro, alcune che erano state già messe in luce tempo fa dal prof. Vittorio Cian, in un pregevole scritto a proposito dell’ambasceria di Pietro Bembo da parte di Leone X a Venezia nel 15142. Testimonianze, che congiunte a quelle già note, facevano conchiudere all’egregio scrittore «che l’obbiettivo ultimo di tutte le macchinazioni della politica di papa Leone, era pur sempre quello di accrescere la potenza della sua casa e di assicurare un forte principato ai nipoti Lorenzo e Giuliano». Il Cian, ri-

  1. Deutsche Litteraturzeitung, 1893, pp. 13-15.
  2. Archivio Veneto, ser. II, vol. XXX-XXXI.