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186 | F. Nitti |
Che se, considerando come inesistenti i fatti dianzi accennati, noi per un momento credessimo che Leone non avesse avuto mai la più piccola fiducia nella riuscita d* un terzo candidato, e perciò non schiette le manifestazioni sue a questo scopo, il resto dei fatti ci porrebbe allora nella necessità di dover ritenere come sincero l’aiuto dato alla candidatura di Francesco I dal febbraio al giugno. Limitata la scelta tra Francesco I e Carlo V, io sono bensi della medesima opinione del De Leva, che Leone avrebbe preferito il secondo; ed a p. 162 ho notata, come non sincera, una esplicita dichiarazione di Leone in senso opposto. Ma tanto le ragioni esposte dal De Leva nella sua Storia di Carlo V, quanto le mie, si fondano, per questo punto, sopra gli apprezzamenti, che, ponendo mente alla natura de’ due re, alla forza, alla posizione, alla politica de’ due regni, avrebbero dovuto indurre, secondo ogni buon giudizio, Leone, per l’interesse proprio e della Chiesa, a desiderare la vittoria di Carlo. Ma per larga, profonda e rigorosamente obbiettiva che possa essere l’opinione di uno storico, fondata in tal guisa, essa non può mai assumere un valore pari a quello del fatto, o, quando trovi contradizione in questo, non dee valere mai a sconoscerne l’esistenza: e, contro ogni ragionevole nostro credere, avrebbe pur Leone, o per errore di criterio suo, o perchè a formare questo concorrevano elementi e circostanze a noi rimaste ignote, trovare preferibile, che la corona imperiale venisse sul capo del re di Francia. Certamente - sebbene, per quanto io ricordi, manchi nella storia ogni esempio d’una duplicità di si complicata forma - si potrebbe, data la natura di Leone, immaginare come cosa non affatto im-
rispondere ad un altro dubbio del De Leva, risulta dalla lettera del 5 febbraio che il corriere di Francia, apportatore delle lettere del 20 gennaio e del trattato firmato dal re, giunse in Roma soltanto la mattina del 4.