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La «universitas bobacteriorum Urbis» | 165 |
per questa festa dell’Assunzione1. Ed in un documento dell’archivio di S. Spirito, pubblicato dal Malatesta2, sì contiene una notificazione dei senatori ed amministratori dell’ufficio di pace e di guerra del pòpolo romano, con la quale si comanda agli «officiales collegii bubulcorum Urbis» di nulla chiedere od esigere, sotto pena del bando e di niille fiorini, ai «bubulcis et pastoribus dicti hospitalis», nell’occasione dei giuochi da farsi «in festo S. Marie de mense auguisti». Quest’ultima ingiunzione la possiamo ritenere come fatta ai hobacllrii stessi, ben sapendo noi che i bubulci3 facean parte dell’Arte di quelli.
Degno di nota è un passo degli Statuti dei mercanti4, dal quale si può ricavare, che le università artiere talora si sono rifiutate alla spesa dei doppieri, giacché viene ordinato ai consoli di fare «duplerium pro festo Sancte Marie mensis augusti, si per alias Artes factum fuerit»: quest’ultima condizione potrebbe far supporre che qualche anno la lunga litania di S. Maria Maggiore non fosse solennizzata col solito sfarzo e partecipazione delle Arti.
Molto scarse sono le notizie che possiamo avere intomo alle funzioni dell’universitas nel campo economico. In generale trattandosi di monopolio d’un’Arte, avveniva che tutta la vita e tutto il movimento commerciale si restringesse ad una cerchia ben limitata d’individui. Il comune poteva lasciare libero all’attività di ciascun’Arte il progresso economico, e, tranne poche eccezioni, per garantire la lealtà dei contratti, la bontà della merce e la giustezza dei pesi e misure, non si occupava punto di esso. Le società artiere nondimeno dovettero certamente