È notevole la particolarità del posto onorifico che occupava la nostra universitas e come essa sola recasse due doppieri, a differenza delle altre e degli stessi mercanti, che ne recavano un solo. Considerando che la quota imposta a ciascun socio per detta spesa dei ceri, era inferiore a quella delle altre Arti, che portavano soltanto un doppiere, ne risulta la ricchezza della Camera dell’Arte stessa, e il largo numero degli ascritti alla corporazione. I bovattieri pagavano ciascuno una quota inferiore, ad esempio, a quella dei merciai che erano tassati per sedici provisini a testa, tanto gli scolari quanto i lavoranti1. Negli statuti dell’Arte v’hanno delle disposizioni speciali per tale cerimonia. Nel mese di agosto cadeva la seconda tratta dei consoli, e quelli, che in detto mese venivano eletti, erano obbligati a a facere et ordinare festum cum «omni honore», il meglio che possono2: dovean procurare i due doppieri «ac aliam ceram, confectiones et alla necessaria pro ut hactenus extitit consuetum». Tutti dell’Arte doveàn contribuire con denari per questa solennità ed i consoli erano incaricati della riscossione, che dovea farsi con un criterio giusto, ossia secondo il censo d’ognuno3. Ogni bovattiere che possedesse terre ed animali pagava dieci soldi provisini del Senato: chi avesse soltanto terre od animali pagava sette soldi provisini: se più fratelli convivano ed abbiano comuni gli interessi, allora pagano soltanto per uno. Chi non paga4, non potrà in alcun modo più ottenere alcun ufficio; nè potrà esercitar l’Arte, nè possedere animali. Una disposizione degli Statuta Urbis proibiva espressamente ai consoli delle Arti di chiedere alcuna quantità di denaro ad alcun giudeo
- ↑ Bresciano, St. merciar, et pont. XIIII R. p. 6.
- ↑ Stat. bobact. cap. 14.
- ↑ Stat. cap. 15.
- ↑ Stat. capp. 16/17.