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La «universitas bobacteriorum Urbis» | 159 |
lire provisine, due libbre di pepe e due once di zafferano nelle feste di Natale e di Pasqua1. Più tardi, negli statuti del 1407, l’onorario dei consoli dei bovattieri fu stabilito in cinque libbre di provisini del Senato a testa, ciascun mese2, più le consuete gagia, che forse consisterano in cera e spezie come ai tempi di Urbano V.
Le attestazioni di lode tributate da costui all’Arte, trovano anche un riscontro nelle cariche onorifiche cittadine, di cui erano in certe occasioni Insigniti i consoli dei bobacterii. Ad essi era riservato l’ufficio del gonfaloniere del popolo romano. Il gonfalone era pei Romani un simbolo caro, come per un esercito la propria bandiera: sotto di esso adunavansi nei pericoli, esso portavano al senatore che entrava in carica, e tante memorie di tentativi di libertà rivivevano alla fantasia quando all’aria dispiegavansi le lettere d’oro di cui era fregiato. Non piccolo onore era quindi quello del console che portava questo vessillo nelle solenni occasioni. In due capitoli degli Statuta bobacteriorum, il xvii e il v, si stabilisce appunto l’ufficio del gonfaloniere, che spettava al primo console estratto, in mancanza del quale succedeva il secondo e così di seguito. Tale onorifico privilegio cessò quando papa Martino V creò gonfaloniere perpetuo Pietro degli Astalli3, che è detto magnificus vir e gli concede il permesso «ferendi, gerendi, gubernandi, figendi atquc extollendi» il detto vessillo «victricibus littcris decoratum, in generalibus exercitibus... nec non in spectaculis, sive ludis Agonis, et die sabati, quo taurorum spectaculum, et alla solemnia celebrantur, et etiam Testacie spectaculo».