attività privata. Le invasioni longobarde, che cominciate nel 568, continuarono giù fino al 7291, e poi le saracene, finirono di distruggere quel po’ di buono, che si era venuto facendo con tanti stenti negli anni anteriori. Dal codice Barberiniano 1239, c. 1812, sappiamo che i Saraceni nell’846-7 si afforzarono a Gaeta «et fecerunt excursiones usque Spoletum et plurima monasteria incenderunt, ecclesias destruxeruttt et urbes depredati sunt», e che nell’899-900 depredarono il monastero Farfense, il quale rimase «desolatum annis triginta». Cosi dell’858867 abbiamo un general privilegio3 di Nicolò I confermativo di tutti i beni del monastero Sublacense, i cui titoli anteriori erano stati bruciati dai Saraceni. La devastazione dei quali monasteri significava una total rovina, essendochè essi possedessero delle estensioni enormi di terreni, che concedevano a livello ed a locazione ai contadini dell’Agro romano. E di questi monasteri non ve n’eran pochi: in Roma dal secolo vii alla metà del xi ne furon fondati ventinove di uomini e sette di donne4. Le quali rovine, se poterono trovare un discreto riparo nella istituzione delle domoculte e più tardi dei castelli, non poterono però impedire il decadimento della coltivazione ed il triste effetto di vaste estensioni incolte e malsane. Giacchè gli invasori non si contentarono delle rapine, ma vollero la distruzione; ed a tale uopo ruppero le antiche condotture delle acque5 ed allagarono le pianure, producendo paludi e stagni letali. Di questo abbiamo prova anche nel Liber pontificalis6 dove si racconta che Adriano fece ricostruire
- ↑ Muratori, Annali, a. 568, 573, 578, 606, 728, 729.
- ↑ Coppi, Doc. stor. in Atti dell’Accad. di archeol. XV, 196.
- ↑ Reg. Subl. doc. 7.
- ↑ Mabillon, Annal. Benedict, 604-1050, tom. I-IV. Bull. bas. Vatic. I, 15, 22, 29.
- ↑ Procopio, De bello gothico, cap. 1.
- ↑ Vita Hadriani.