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146 G. Ricci

attività privata. Le invasioni longobarde, che cominciate nel 568, continuarono giù fino al 7291, e poi le saracene, finirono di distruggere quel po’ di buono, che si era venuto facendo con tanti stenti negli anni anteriori. Dal codice Barberiniano 1239, c. 1812, sappiamo che i Saraceni nell’846-7 si afforzarono a Gaeta «et fecerunt excursiones usque Spoletum et plurima monasteria incenderunt, ecclesias destruxeruttt et urbes depredati sunt», e che nell’899-900 depredarono il monastero Farfense, il quale rimase «desolatum annis triginta». Cosi dell’858867 abbiamo un general privilegio3 di Nicolò I confermativo di tutti i beni del monastero Sublacense, i cui titoli anteriori erano stati bruciati dai Saraceni. La devastazione dei quali monasteri significava una total rovina, essendochè essi possedessero delle estensioni enormi di terreni, che concedevano a livello ed a locazione ai contadini dell’Agro romano. E di questi monasteri non ve n’eran pochi: in Roma dal secolo vii alla metà del xi ne furon fondati ventinove di uomini e sette di donne4. Le quali rovine, se poterono trovare un discreto riparo nella istituzione delle domoculte e più tardi dei castelli, non poterono però impedire il decadimento della coltivazione ed il triste effetto di vaste estensioni incolte e malsane. Giacchè gli invasori non si contentarono delle rapine, ma vollero la distruzione; ed a tale uopo ruppero le antiche condotture delle acque5 ed allagarono le pianure, producendo paludi e stagni letali. Di questo abbiamo prova anche nel Liber pontificalis6 dove si racconta che Adriano fece ricostruire

  1. Muratori, Annali, a. 568, 573, 578, 606, 728, 729.
  2. Coppi, Doc. stor. in Atti dell’Accad. di archeol. XV, 196.
  3. Reg. Subl. doc. 7.
  4. Mabillon, Annal. Benedict, 604-1050, tom. I-IV. Bull. bas. Vatic. I, 15, 22, 29.
  5. Procopio, De bello gothico, cap. 1.
  6. Vita Hadriani.