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138 | G. Ricci |
queste primeggiassero quella dei mercatores pannorum e quella dei bobacterii. Della prima parlò il Gatti, pubblicandone nel 1887 gli importantissimi statuti; della seconda si trovan soltanto qua e là degli accenni, e vogliamo tentare una ricostruzione della sua storia, riguardando questa importante e singolarissima università sotto quel duplice aspetto politico-economico, che vedemmo costituire la base di queste corporazioni.
E fu singolarissima, sia perchè un’associazione simile dell’Ars bobacteriorum di Roma non si incontra, come osservò il Villari1, in nessun altro comune italiano, sia anche per il concetto generale che noi ci formiamo dell’Arte. Le associazioni dei tempi di mezzo, ad eccezione delle poche professionali, furono tutte di mestieri, e mestiere, considerato anche etimologicamente, viene da ministerium2, che vale opera, impiego, ufficio ed in latino significò pure carica nobile ed elevata3. Mestiere dunque è l’opera dell’artigiano, ed artigiano non è qualunque manovale. Un lato caratteristico mi par dunque si possa riconoscere in questa universitas, i cui membri non dovrebbero a rigore annoverarsi tra gli artieri.
Stando alla radice etimologica, bobacterii sono pastori di buoi, coloro che li stimolano (agunt) o che li conducono, e corrisponde al moderno vocabolo di bovattiere. Ma è generale l’opinione che nel linguaggio medievale tale parola abbia un più largo significato. Cosi il Ducange, nel suo glossario, fa bobatterius uguale ad agricola; e il Villari4, li dice agricoltori simili ai così detti mercanti di campagna, adducendo per ragione che dentro Roma veri