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P. Meyer e il franco-provenzale. 391

che nel caso nostro non importava niente affatto. E il vero del fatto nostro insomma è, che il ‘franco-provenzale’ forma un tutto continuo, anche nell’ordine geografico, così come io dico nella prima pagina del mio Saggio, accingendomi a descrivere partitamente codesto territorio (III 61). Quanto poi al conglobar che io faccia di dialetti fra di loro molto dissimili, per una incoerenza che il mio critico dice inevitabile, io gli devo pur dire che la conglobazione altro non è se non un parto dell’imaginazione sua. I distretti, onde io formo lo schietto territorio franco-provenzale, sono i seguenti (III 88-110): Ginevra, Savoja, Valsoana, Val d’Aosta, Vallese, Vaud, Friburgo, Neufchâtel, e la sezion di Berna che è tra il Jura e il lago di Bienne; gli spogli de’ quali distretti sono distinti anche nella stampa col maggior de’ tre caratteri. E vi aggrego bensì (giustissimamente, senz’alcun dubio) una modesta sezione del Delfinato, ma non già ‘il Delfinato’ o il ‘dialetto delfinese’; come ancora vi aggrego, e tutto sempre in perfetta contiguità geografica, una modesta sezione della Borgogna e una parte del lionese (ib. 81-5), stampando i rispettivi spogli in modo meno appariscente, per una cautela che potrà anzi sembrare e resultare soverchia. Quanto poi alla Franca-Contea e alla Lorena, io non fo che rintracciarvi, in alcune distinte varietà dialettali, le ‘estreme vestigia del franco-provenzale’ (ib. 110-15); e in questa esplorazione delle ‘estreme vestigia’ non penetro se non nell’estrema sezion meridionale della Lorena (Vogesi), ponendo all’incontro il complesso dei dialetti di essa Lorena, non già nel territorio franco-provenzale, ma bensì nel francese (p. 116-19); come dopo aver rintracciate le ‘estreme vestigia’ del franco-provenzale nella sezione occidentale del Doubs (Franca-Contea; ib. 111), pongo senz’altro la sezione orientale dello stesso Doubs nel territorio francese (ib, 115-16). E la verità è qui dunque molto semplicemente questa, che non solo è affatto imaginario che io abbia ‘conglobato’, per necessità di sistema, cose tra di loro eterogenee, ma che le ‘conglobazioni’ provengono, per doppia maniera, dal mio critico; poichè, dall’un canto, è lui che ne fa nell’imputarmele, e, dall’altro, è lui che ne rifa col riportarsi, in ragionamenti di questa sorta, a una fase conoscitiva che già abbiam felicemente superata, parlandoci indigrosso di ‘delfinese’, di ‘franco-contese’, e ‘lorenese’.