Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
388 | Ascoli, |
della zona. Chi ha mai detto, o vorrà mai dire, che qui s’abbiano determinazioni arbitrarie, più o meno comode, non suggerite o richieste dalle condizioni intrinseche del linguaggio? Nessuno mai di certo. Ma proviamoci a passare in rassegna i caratteri fonetici di quel tipo (e la fonologia dà sempre, in simili casi, pressochè intiera la distinzione voluta), che si trovano a pag. 337-38 del primo volume dell’'Archivio. Quanto vi troviamo che sia veramente specifico, esclusivamente proprio del tipo, non comune all’uno o all’altro dei varj tipi viventi che sono od erano contermini al ladino? Nulla o pressochè nulla. Prendiamo, a cagion d’esempio, il carattere će = ce latino e segnamolo per A; aggiungiamo, secondo, il carattere pl cl ecc. = pl cl ecc. del latino, e segnamolo per B; e limitiamoci a ancora un altro solo, il carattere ’ća = ca latino, che segneremo per C. Il primo di questi caratteri si continua nei dialetti lombardi, pedemontani ecc.; il secondo e il terzo si combinan col franco-provenzale e indi col francese; nulla è perciò di esclusivamente proprio o d’isolato; ma la riunione di ABC sopra uno stesso territorio, incomincia a determinare il tipo.
Se poi ci volgiamo al franco-provenzale, la figura tipica si ottien súbito, e delle più compiute, senza uscire dai confini di quell’ampio elemento costitutivo che è l’a romano. Il franco-provenzale mantiene intatto, generalmente parlando, l’a tonico, e parimenti l’atono, per il quale si considera in ispecie l’a di desinenza. Abbiamo così due caratteri, che si vorranno qui segnare per A e per B, e resultano comuni al franco-provenzale ed al più schietto tipo della lingua dell’oc, ma sono all’incontro in assoluta antitesi col tipo francese, nel quale volgono costantemente in e l’a tonico fuor di posizione (ai e) e l’a desinenziale fuor d’accento (e). Ma il franco-provenzale si scosta poi affatto dalla lingua dell’oc, per il ridurre ch’esso fa costantemente a ie i l’a tonico a cui preceda uno di quei suoni che noi diciamo palatili; e questa è all’incontro una tendenza, che si ritrova anche fra i dialetti dell’oil. Segniamola per C questa tendenza, che resulta comune al franco-provenzale e a alcuni tipi francesi, ma è in assoluta antitesi col tipo della lingua dell’oc; ed ecco la formola ABC, formola affatto distintiva, poichè raccoglie caratteri che unicamente in questo campo stanno