infiltrazione del parlare indigeno in codeste vecchie scritture veneziane
del Bellunese; ma non sono ancora giunti, che io mi sappia, a
ricavarne pur lontanamente quanto mercè il Cavalli s’è pel tergestino
ormai ricavato dalle carte veneziane o venezianeggianti di Trieste. Si
aggiunge, per restare al caso nostro, che non vi siamo limitati a singole
voci della corrente tergestina, le quali erompano, o nelle risposte
vernacole dei testimonj, o per altri particolari motivi, e così ci dieno
i fenomeni più cospicui e caratteristici del friulano, come ca da ca o
il -s de’ plurali e altro di simile, di che si riparla qui appresso; ma
ancora vi ritroviamo qualche particolar fenomeno indigeno che s’è
come imposto a quella specie di ’lingua franca veneziana’, in cui non
avrebbe ragion d’essere, e che non si può ragionevolmente qui ripetere
da altro fondamento che non sia il friulano. Alludo in ispecie al dileguo
dell’-o e dell’-e cui precedesse una consonante momentanea o
il nesso ST, dileguo estraneo al veneziano ed al veneto1 e mercè il
quale Trieste rifulge, per lo stesso suo nome, in veste friulana, anche
nelle sue antiche scritture veneziane {Triest, Tergest), come vi rifulge
anche il suo Santo {San Z’ust); il che la portava, per una singoiar
combinazione di cui più in giù si ritocca, a dover avere friulano tutt’intiero il suo antico stendardo: la bandérie di san Z’ust"2^.
L’aversi nel 1828 i Dialoghi, nei quali scorre alla distesa la parlata
tergestina (grandemente però rimota ormai, che s’intende, dalla
sua ladinità o friulanità originaria), non contraddice punto, come
ognun vede, alle ragioni storiali. Negli antichi documenti, la parlata
- ↑ 1 Circa i limiti per il dileguo di codeste atone finali nei parlari veneti, v. Arch. I 428. Li varcava il dialetto di Lido Maggiore, ma con esso usciamo appunto dalle condizioni schiettamente venete. A proposito del quale dialetto, sia lecito aggiungere una notizia che qui non manca di opportunità. Mal si potrebbe imaginare più schietto e genuino documento di quel che sia il volume da cui attingemmo la conoscenza della caratteristica parlata di Lido Maggiore (a. 1312-19). Ma quella fonte resta Tunica, sebbene più tardi si sieno trovati ’alcuni frammenti dei volumi dei ’■Podestà di Lido Maggiore, stesi in dialetto’ (Cecchetti, 25 febbrajo 1874). Qui il dialetto, come l’egregio direttore dell’Archivio veneziano sùbito avvertiva, non è il ’lidomaggiorino’; è il veneziano. E il saggio che io n’ebbi dalla sua molta cortesia pur risale al 1356-7.
- ↑ 2 più correttamente: la banderie de sani Z’ust. — Penetra l’elemento friulano pur nel latino delle carte triestine; cfr. Arch. IV 365.