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Il dialetto tergestino. 449

cendo, per istudj suoi proprj, tra i documenti dell’Archivio triestino 1^ Dei quali spogli ip a buon dritto mi compiacqui, perchè, mercè di loro, le vestigia di codesta friulanità si discoprivano assai felicemente anche tra il XIV e il XVI secolo. Erano reliquie molto eloquenti, o meglio una parte delle eloquentissime reliquie che ancora si riusciva a raccogliere in un Archivio assai depauperato 2^; era, può ben dirsi, più di quanto tornasse lecito sperare. Poiché il ’tergestino’, sin da quei tempi, non poteva altro essere se non il linguaggio ’plebeo’ o ’rustico’, del quale a stento arrivavano alla dignità della scrittura, e come a marcio dispetto degli scribi, molto poveri esempj. Chi non iscriveva latino, scriveva in un tal quale veneziano, adoperava cioè il linguaggio che rappresentava insieme la cultura politica e il filone più cittadinesco della contrada, senza dir dell’italiano letterario che, qui come altrove, bizzarramente vi si commesceva3 ^. Lo stesso accade, per citare una sola ma assai calzante analogia tra le tante che si potrebbero, nel territorio bellunese, dove il linguaggio degli statuti, delle laudi, delle matricole ecc., in quanto non sia latino, è un veneziano che tanto o quanto ’letterateggia’, e non è punto il dialetto indigeno che pur viveva colà e vive sempre gagliardo e parlato da un popolo tanto più numeroso e compatto e omogeno che non fosse il tergestino. Gli studiosi verranno di certo rintracciando qualche cimelio o qualche


^ Archivio glottol. ital., X. 29

  1. 1 Formerebbero questi spogli, comprese le parche e savie avvertenze del raccoglitore, circa una dozzina di pagine di stampa del sesto e dei caratteri di queste che stanno dinanzi a chi legge. S’aggiungeva la copia di una supplica del 1413 (Arch. gì. IV 357, num. 5) e di parte degli Statuti del 1421 (ib., num. 7).
  2. 2 ’In generale, il nostro Archivio è povero. Gettato di soffitta in soffitta ’come ingombro inutile negli ultimi anni del 1700 e ne’ primi del 1800, ’ manomesso e spogliato da chi sa quanti, venduto alle cartiere a barche ’ (il Kandler è giunto a salvarne una, destinata alla cartiera di Fiume), ’non è punto meraviglia che sia ridotto a così poca cosa.’ Cavalli, 14 novembre 1877.
  3. S’abbiano per codeste mescolanze, i seguenti due esempj. — Banchus -Maleficiorum, 1384, voi. IX, 48^ (testimonianze): vede go che voi me faceste quando io stava non debevi fa)- mal ne andar per hi teti involando e quello che io te fexi io feva per castigarle e che tu fecessis hem. — Supplica del 1413: Conzosia cassa che nuij plui volte som sta denanzi de voy domandando che vuij ne metissa (-issa) limposla delle carne de castrom.