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RIME GENOVESI

DELLA FINE DEL SECOLO XIII E DEL PRINCIPIO DEL XIV,

PARTE SECONDA,

edita per cura
di
E. G. PARODI.



Pubblicando questa seconda ed ultima parte del noto codice Molfino1 perchè non mi pare che meriti la dimenticanza a cui fu condannata, nè sotto l’aspetto glottologico, nè sotto quello della storia letteraria, poche cose ho da aggiungere alla minuta descrizione che di esso codice ha dato il valente editore della prima sua parte, il dottor N. Lagomaggiore. Codesta prima parte, pubblicatasi nel II volume dell’Archivio glottologico (164-312), la quale noi pure possiam chiamare 1.° codice, ammettendo l’originaria divisione in due, finisce col f. cviiii; e la seconda o il 2.° codice incomincia col f. cxxiii. Parrebbe perciò che avesse ragione il Lagomaggiore dicendo che qui andarono perduti 13 fogli. Ma, proseguendo nell’esame, una singolarità ci arresta: ed è che la prima e più antica numerazione, dopo esser proceduta dal cxxiii al cxxx (dove l’ultimo x è raschiato, forse per opera di qualcuno che tentò grossolanamente di render meno sensibile l’incongruenza che stiamo per notare), discende a un tratto, col secondo quaderno, al cxv, senza che vi sia nel testo interruzione o sconnessione di sorta, e mentre la seconda numerazione prosegue regolarmente il suo corso. Come si spiega ciò? A me par chiaro che si debba a questo modo: colui che numerò pel primo il manoscritto, lo possedeva coi due quaderni, che soli ora restano del 2.° codice, posti in ordine inverso, ed egli, senza badarvi, li numerò come gli venivano innanzi; l’autore invece della seconda numerazione, più accurato e più dotto, accortosi dell’errore, rimise al loro posto i due quaderni e li numerò esattamente, secondo i fogli che ne restavano. Cosi il quaderno che cominciava col cxv dovè passar dopo quello che cominciava col cxxiii. Alle quattro carte del secondo dei quaderni superstiti (i quali formano 14 fogli in tutto) furono strappate le due metà posteriori;

  1. Ora appartiene all’Archivio Civico di Genova; e qui io rendo pubbliche grazie al sig. F. Sommariva, dell’Archivio medesimo, per la cortesia con cui si prestò a facilitarmi la copia e la collazione.