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§ 1. Grigioni; A. Sopraselva: i. | 23 |
parte della romanità1. Non potremo dunque partirci da *dito che dovrebbe darci un soprasilv. deit, e la deviazione non si potrà chiarire se non per chiusa del dittongo (cfr. i num. 23, 52, 56) e la successiva geminazione, che ci è mostrata dai lessici (dett, pi. detta; cfr. num. 233), e conduceva all’analogia del num. 422. Cfr. dés = ¥ dts = diess al num. 56 sottosilvano.
I ton., in posizione latina o romanza.
[41]ilg ille (Tartic. e l’accus. pronomin. proclit. f ir, e Timpers. ’ei’; cfr. n. 42) n. 112; figl n. 97; rnilli 14, 21; vingia *vinja vinea20, 1; [tschinta num. 1723; vista (aspetto, volto, ’gesicht’) 6, 16; trist-s 14, 9, trists pi. 17, 23; scrit2l, 13; gig dictus,,3; stig num. 152; fich num. 1 72 s. [42] ferm 1 2, 29, ferm-s Ebr. 2, 2; verd L. 23,,1; el ella ille illa, quell eccu’ille, tschell ecce ille; cavelg capil-
- ↑ II frc. doigt (*doit *deit) non presuppone, come pud parere, una figura diversa da quella a cui risale il prov. det (*dito), poichè il g non vi si trova se non per discernimento ortografico suggerito dall’etimologia (doit doigt), cosi come in vingt (vint vingt). Nò certo conchiude per *ditt (digt) l’i del milan. die?, come tra l’altre risulta dal confronto del genov. dlu e dell’it. dito.
- ↑ Cfr. la n. al num. che segue, e la l. a n. al num. 59. Dato l’i nella genuina forma soprasiivana, com’è p. e. nel nostro dito, la dichiarazione si semplifica; ma l’analogia soprasilvana, e gli altri dialetti, si oppongono a una dichiarazione che sottragga il nostro esemplare al numero attuale.
- ↑ Merita considerazione il concordar che fanno i dial. ladini con altre favelle romanze in ordine agli esempj d’i intatto in posizione; cfr. Diez. gr. l’157-58, Steng. 46. A tacere di filius, avremo veramente vocale lunga, di sua natura, in mille (milia meilia Corssen vok. s I 718) e vinea ed anche in villa, che ne’ Grigioni si continua, sempre con i intatto, qual nome di luogo. Circa scripto- (con-screipto, ib.), fato-, ex-stincto-, varrebbe la regola che radice uscente per media avesse vocale lunga nel participio (Lachmann 1. c. in n. al num. 63); contravverrebbero però i riflessi romanzi di stricto-. Ancora è notevole la coincidenza ladino-gallica-spagnuola dit (engad. = gig sopras. ) = dit = dicho, siccome quella che accenni a dìcto- (cfr. deico), mentre l’ital. detto accenna a dìcto come vuole Gellio. L’e veramente ricompare pur tra’ riflessi soprasilvani di dicto-, ma è un* e che non va senz’altro confusa con quella dell’itai. detto, comunque sia stretta pur l’italiana. Si tratta dell’e, a cui in ispecie la varietà cattolica arriva dall’i di fase grigione anteriore (v. l’esordio); quindi détg, e non diversamente: scrett, fetg (= fah fig num. 172; fetg anche nel saggio dal libro scoiast. riform., Bùhl.) Carigiet, 2, 7, 139, 151; cfr. Car. gr. 107, 123. L’e nel riflesso di dicto- non manca pure al riformato Conradi (less., 72).