Pagina:Archivio Glottologico Italiano, vol. 1, 1873.djvu/66

2 Ascoli, Saggi ladini.

alla conquista romana, lasciava, dall’altro, facilmente aperto il territorio ladino alle invasioni delle attigue favelle, che spettavano a genti per civiltà o per numero più poderose. I confini di questo perciò si vanno, da secoli, sempre più restringendo; e alle gravi perdite che la favella ladina subisce per la prevalenza degli altri dialetti romanzi o dei germanici che la ricingono, non si può contrapporre se non l’esiguo risarcimento di ciò ch’essa rapidamente guadagna o riguadagna, nelle ultime generazioni, ad oriente, sopra la favella degli Slavi. Qual fosse la primiera o maggiore estensione della zona ladina, è da noi indagato a suo luogo (VI, a); i suoi limiti odierni, e le sue attuali suddivisioni, appariscono intanto a colpo d’occhio dalla Carta che qui si annette.

La unità romana si rifrange in mirabile guisa anche per entro a un singolo dialetto ladino; e le divergenze tra le singole varietà ladine non sono di poco momento pur nelle fasi più genuine che a noi sia dato esaminarne. Ma alle differenze ingenite, e ai naturali sviluppi di esse, ormai si aggiunge, a rendere tra di loro vie più disformi le condizioni dei varj dialetti ladini, la diversa quantità o qualità di alterazione che per l’influsso di estranee favelle essi hanno patito, nella sintassi, nel lessico, nella tempra fonetica. Le varietà più spiccate, nelle quali il patrimonio ladino più integralmente si conserva, sono nei Grigioni; ma, a tacer della larga immissione di vocaboli germanici, noi vediamo, appunto colà, snaturarsi, in ragguardevol parte, la costruzione, la frase; sì che si adoperi materia romana con ispirito tedesco. E tuttavolta, colà ancora, circola in qualche varietà meridionale tal vita latina, che meraviglia e innamora. In altri gruppi avremo delle varietà che si possono dire nell’ultimo stadio di quella metamorfosi per cui da favella ladina passano in altra favella romanza; così che non è facile un criterio che separi questi esemplari evanescenti da quei dialetti, o lombardi, o veneti, in cui restano vestigia, più o meno sporadiche, di favella ladina; e la presenza di queste vestigia non è poi sempre facile discernere da quella comunanza od affinità di fenomeni che derivi da attiguità genetica, anziché da riversamenti di età posteriori (I, §§2,4).

Illustrare la genesi, descrivere l’istoria, le alterazioni, le esterne attinenze dei parlari ladini, sarebbe cómpito per gran parte nuovo, e nobile ed arduo; ned io presumo, coi saggi che ora offro, di bastarci pur mezzanamente, anche per quei capi intorno ai quali versa-