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trascrizioni. xlv

pronuncia fiorentina, il c e il g, ai quali preceda vocale e sussegua e od i, si accostano di molto a š e ž 1.

Due continue dell’ordine delle interdentali ci occorreranno abondantemente in questo primo saggio; l'una sorda e l’altra sonora. Nell’inglese hanno entrambe uno stesso rappresentante (th) e nel greco moderno, val ϑ per la sorda, δ per la sonora. Noi ne addottammo gli equivalenti islandesi: þ, ð, siccome quelli che dal lato grafico si prestavano meglio.

Quanto alle dentali vere e proprie (od alveolari), t ne è l’esplosiva sorda, e d la sonora. La continua sorda ne è la sibilante italiana di sono, orso, mosso. La continua sonora ne è la sibilante italiana di rosa, raso, oppur lo z francese, che noi trascriviamo per ; ed anche lo z italiano di zero ecc., comunque, in ispecie nel toscano, questo z di zero ecc. a molti voglia parere un suono composto (d+z̓). Si sentono gradazioni infinite tra la continua che è in rosa (róz̓a) e quella di cui si disputa se non sia piuttosto d + z̓; come si sentono gradazioni infinite fra la continua sorda che è in orso e lo z di giustizia, che è veramente una sorda composta (ts). E in ordine a queste continue è tornato opportuno di far qualche concessione, all’uso e all’etimologia. Così, per la sonora, quando altro non è che s lat. fra vocali, come appunto in rosa, scriviamo s e non ; e s ugualmente scriviamo per la sorda, quando è iniziale o attigua ad altra consonante (sono, oste, orso). Anche per la sorda fra vocali, quando risponde alla sorda della comune lettura italiana, che e quanto dire a ss (essere), serbiamo l’ortografia letteraria, che è inoltre sanamente etimologica. Ma quando la sorda vernacola, o la sonora vernacola, hanno altra radice etimologica, in ispecie quando rispondono a ć e ǵ di fase anteriore, l’amor dell’evidenza, e anche l’opportunità di scernere certe

  1. Così si manifesta, in modo breve e chiaro, la stretta parentela che è, nell' ordine etimologico, fra š e ž e le esplosive palatine. Tutti inoltre sanno, come ž possa corrispondere istoricamente a j, e come j rasenti l’i, che anche si dice vocal palatina. Ora noi incontreremo dei casi (cfr. p. 147 segg.), in cui si risentono uguali effetti da ciascun suono della serie che segue: c̈ g̈ š ž j (ñ l̃) i; e questa serie l' abbiamo allora compresa, per non saper far meglio, sotto la denominazione di suoni palatini e palatili.