ispecie. Ma se a tali concetti si ispireranno coloro, che danno a
questi studj la miglior parte delle loro forze, non è chi non vegga
come sia interminabile la serie dei lavori più circoscritti, che devono
costantemente accompagnare e seguire l’opera chi s’industria
intorno a ricostrtzioni di tal natura. Quindi V Archivio non prepara
a quelli men liete accoglienze che a queste, e si rallegrerà di ogni
contributo, per modesto che sia, quando consti di cose nuove ed
accertate. Nè i monumenti letterarj, che abbiano qualche importanza
per la storia della parola italiana, gli potranno essere meno
graditi della nuda suppellettile di voci, di forme, di locuzioni,
di motti. Ciò che V Archivio deve affatto escludere, è solo quella
specie di lavori, nei quali si sbizzarrisce intorno a sistemi o a metodi
nuovi, non perchè le cose ormai dimostrate non abbiano potuto
convertire coloro che li compongono, ma solo perchè questi si sien
voluti sottrarre alla efficacia di quelle *1. Eaccomandare inoltre, ai
collaboratori dell’ArcJdvio, quella sobrietà nelle comparazioni di
ogni specie, senza la quale una siffatta serie di lavori si risolverebbe
per buona parte in una reiterazione continua, appar cosa
affatto superflua, poiché è troppo naturale ed evidente, che non
m
- ↑ * Nessuno ignora, dove abbia principalmente a cercare le cose dimostrate chiunque studii di glottologia romanza. Sono le opere imperiture* di quel grande Maestro a cui si portano in omaggio i presenti fogli, e in questi i si citano al modo che segue: Dikz I 3 ecc. (= Grammatik der romanischen 8prachen von Friedrich Diez, volume primo, edizione terza; ecc.), Diez less. (= EtymologÌ8che8 worterbuch der romanischen sprachen von Friedrich Diez; tre edizioni). I seguaci dei Diez sono ormai ben numerosi, e in Francia e in Germania e in Italia. Il prof. Ugo Angelo Canello ha nella Rivista Europea del De Gubernatis un bel lavoro: Il prof. Federigo Diez e la filologia romanza nel nostro secolo; e il prof. R. Fornaciari ci diede un’utile Grammatica storica della lingua italiana, estratta e compendiata dalla grammatica romana di Federico Diez (Loescher, 1872). Ma due sono gl’insigni continuatori del Diez che nel presente volume ci accadrà più frequentemente consultare; l’uno dei quali possiam vantare italiano, il Mussafia, T altro lo Schuchardt; e sono quindi citati anche abbreviatamente, nel modo che segue: c Schuch. vok.’ (= Der vokalismus des vulgdrlatein8 von Hugo Schuchardt, 3 voi.);? Mussap. rendic.’, che significa, trattarsi di lavoro che il Mussafia abbia inserito nei Rendiconti dell’Academia di Vienna (Classe filosofico-istorica), ai volumi e alle pagine dei quali rendiconti rimandan le due cifre che 1 accompagnano la citazione.