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PROEMIO. XXXIX

nello divergenze, che la scienza perspicuamente avverte e comprova nell’antico fondo, frammezzo al ragguaglio continuo e sicuro del latino classico co’ suoi succedanei neo-latini. Chi sia affetto di codesto pregiudizio della molta distanza fondamentale fra la base delle lingue romanze e il latino delle lettere romane, pensi, per dir di un fatto solo, a darsi ragione, obbedendo a 9 suoi supposti, della fedeltà, già da noi ricordata con diverso intento in questi stessi fogli (p. vi), per la quale un numero infinito di favelle neolatine dà un riflesso diverso della vocale classica, secondo che questa vocale fosse lunga o breve; e se il meditare intorno a questo unico fatto non basta a convertirlo, egli si dia ad altri studj. Una tendenza, tutt’altro che irrazionale, ma non poco inopportuna, si avverte poi anche fra coloro che studiano nei nostri dialetti col miglior metodo, e in ispecie fra i giovani; la quale è di limitare soverchiamente l’indagine, o di ostinarla intorno a singole e minute difficoltà, che oggi pajono insuperabili, e potranno andarsene risolte, come da sè medesime, per virtù di più larghe e ben più importanti conquiste. A tale tendenza va in parte ascritto il mancarci tuttora i primi contorni di una vera topografia dialettale della penisola e delle regioni circostanti, e quindi ancora il non essersi bastevolmente potuti riconoscere, pure fra i glottologi e gli etnografi di professione, il valore e le attrattive dell’ampia tela isterica per la quale si trasforma e si travolge la parola di Roma. Scoprire, scernere e definire, a larghi ma sicuri tratti, gli idiomi e quindi i popoli, che ben soggiacquero a quella potente parola, ma sempre reagendo sopra di lei con maggiore o minor forza, per guisa che ciascuno di loro la rifrangesse in diversa ma-, niera, e rivivesse, in qualche modo, sotto spoglie romane; rifar la storia di queste nuove persone latine, esplorarne la genesi, gl’incrociamenti e le propaggini; risalir così dall’una parte, ai fondamenti ante-romani, e scendere, dall’altra, in sino a ricomporre e correggere la cronaca di quelle età, che possiamo ancora dir moderne; raccogliere, in questo largo e cauto lavoro, tesori infiniti per l’istoria generale del linguaggio; ecco ciò che può sin d’ora, e deve volere, la dialettologia romanza in generale e l’italiana in