nello divergenze, che la scienza perspicuamente avverte e comprova
nell’antico fondo, frammezzo al ragguaglio continuo e sicuro del
latino classico co’ suoi succedanei neo-latini. Chi sia affetto di codesto
pregiudizio della molta distanza fondamentale fra la base
delle lingue romanze e il latino delle lettere romane, pensi, per
dir di un fatto solo, a darsi ragione, obbedendo a 9 suoi supposti,
della fedeltà, già da noi ricordata con diverso intento in questi
stessi fogli (p. vi), per la quale un numero infinito di favelle neolatine
dà un riflesso diverso della vocale classica, secondo che questa
vocale fosse lunga o breve; e se il meditare intorno a questo unico
fatto non basta a convertirlo, egli si dia ad altri studj. Una tendenza,
tutt’altro che irrazionale, ma non poco inopportuna, si
avverte poi anche fra coloro che studiano nei nostri dialetti col
miglior metodo, e in ispecie fra i giovani; la quale è di limitare
soverchiamente l’indagine, o di ostinarla intorno a singole e minute
difficoltà, che oggi pajono insuperabili, e potranno andarsene
risolte, come da sè medesime, per virtù di più larghe e ben più
importanti conquiste. A tale tendenza va in parte ascritto il mancarci
tuttora i primi contorni di una vera topografia dialettale
della penisola e delle regioni circostanti, e quindi ancora il non
essersi bastevolmente potuti riconoscere, pure fra i glottologi e
gli etnografi di professione, il valore e le attrattive dell’ampia
tela isterica per la quale si trasforma e si travolge la parola di
Roma. Scoprire, scernere e definire, a larghi ma sicuri tratti, gli
idiomi e quindi i popoli, che ben soggiacquero a quella potente
parola, ma sempre reagendo sopra di lei con maggiore o minor
forza, per guisa che ciascuno di loro la rifrangesse in diversa ma-,
niera, e rivivesse, in qualche modo, sotto spoglie romane; rifar la
storia di queste nuove persone latine, esplorarne la genesi, gl’incrociamenti
e le propaggini; risalir così dall’una parte, ai fondamenti ante-romani, e scendere, dall’altra, in sino a ricomporre e
correggere la cronaca di quelle età, che possiamo ancora dir moderne;
raccogliere, in questo largo e cauto lavoro, tesori infiniti
per l’istoria generale del linguaggio; ecco ciò che può sin d’ora,
e deve volere, la dialettologia romanza in generale e l’italiana in