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PROEMIO. XXXVII

1ne vede, non abbia mai a dimenticare o a negligere nessuno di quei valorosi, la cui opera ha preceduto la nostra. Ma, dall’un canto, la quantità del materiale sin qui raccolto, si per le fasi dialettali che ancora durano e sì per quelle che hanno loro precorso, deve dirsi molto scarsa e povera, ove si consideri la infinita quantità che ancora ne giace negletta; e dall’altro, il metodo scientifico ha ancora gran bisogno che sia aumentato il numero de’ suoi proseliti, com’egli medesimo ha ancora bisogno di perfezionarsi e progredire. L’età dell’indagine fantastica è per vero ornai superata anche in Italia, malgrado gli strascichi inevitabili che ancora la ricordano; ma nel periodo dell’indagine metodica, più o meno sicura, che a lei è succeduto, si ò non poche volte dovuto vedere, che alla molta dottrina dei ricercatori mancassero appunto quegli ingredienti che più ci volevano; e causa di nuove aberrazioni si è ancora fatta quella che potrebbe dirsi l' ambizione storica, risorta con sembianze mutate, e meglio conformi a ragione, ma tuttavolta fallaci, la quale ora si manifesta specialmente per questo doppio modo: cansare il latino, quando si cerca l’intimi ragione delle voci o delle forme romanze, per rappiccar queste direttamente alle rimote fonti dell’Asia ariana, oppure ad una o più d’una favella dell’antica Italia, che sia o s’imagini disforme, o almeno affatto divergente, dalla lingua che ci sta dinanzi nella letteratura di Koma. Quanto alla prima maniera, che si risolve nell’indomania, è probabile che lo scrittore di queste linee, pel quale il sanscrito è il pane quotidiano vero e proprio, possa apparirne un contraddittore bastantemente imparziale. Ora egli di certo non intende negare, a priori, che nei nostri vernacoli si possan dare delle voci, per la cui dichiarazione sia necessario, o ragionevole, il ricorrere immediatamente all’antico esemplare asiatico del sistema ariano. Sarebber voci, di cui risultasse perduto l’archetipo propriamente italico, oppur greco, oppur celtico, e via dicendo, al

  1. per riuscire a scriver bene una mezza pagina di latino, che non a palleggiare, sia pur correttamente, il solito numero di notiziuole glottologiche, utilissime a tutti senza dubbio, ma tali che in un pajo di semestri ognuno se ne può fornire.