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PROEMIO. XXXIII
senso, ed all’arte, il ridurre un giorno in pillole letterarie, classiche o popolane, la conoscenza dell’antichità o d’altre cose simili, sin dove ne possa importare agli illuminati. Non mancarono mai, per vero, voci imparziali, maschie e paesane, e toscane in ispecie, che si alzassero tratto tratto a dire, come quei poveri miopi, ben lungi dal muoversi all’infuori del campo che è delle scienze, spaziano serenamente in questo e lo estendono, e si avanzano con metodi nuovi e sicuri’, e ormai sono autori di un’intiera catena di nuove discipline dell’esperimento, possessori di un nuovo ed inaspettato tesoro di vigorose teorie, dimostratori assidui della continuità assoluta dello scibile intiero e anzi demolitori di ogni barriera che separi l’arte dalla scienza. Non mancò mai, di certo, chi bandisse fra noi, con autorità veramente nazionale, che quanto sono meno traducibili in numero e misura quei subietti, intorno ai quali si esercitan praticamente le costoro discipline, quanto perciò è più squisito, nell’ordine mentale, l’organo metodico pel quale le loro sperienze procedono, quanto più esse contribuiscono a diffondere l’abitudine della dimostrazione positiva e scientifica anche al di là del regno delle cifre e delle linee, quanto più sia ancora facile e solito che il profano s’illuda e presuma ed aberri in ordine alle cose sulle quali esse versano, e tanto maggiormente, prescindendo dall’utilità intrinseca del sapere, esse giovino a rattemprare il pensiero nazionale e a procacciargli una sua propria e particolar determinazione ed importanza nel movimento universale degli studj e della civiltà. Ma le splendide difese, avvalorate da splendidi esempj, non potevano di leggieri bastare, non che a vincere, pure ad attutire quelle contrarie tendenze che in parte qui si ebbe la temerità di additare; e nella nobilissima gara per la palma del sapere isterico, l’Italia ha perduto fra le nazioni il posto glorioso che a lei spettava.
Pure, se può sembrar tuttora utile o doveroso il parlar con’animo aperto di simili contrasti, sarebbe affatto contrario al vero lo sconoscere, che l’assiduità di coloro, che caldeggiano le severe discipline storiche, cresce così visibilmente come scema la forza dell’opposizione che incontra. La stessa mobilità di alcuni fautori più