intempestivi, e vedranno sorgere, alle nostre frontiere, officine attivissime
di estratti di lessici, a uso degli italiani che hanno perduto
la loro favella, coi sicuri riscontri in varie lingue, e le vignette
rispettive. È proprio uno zelo illusorio e nocivo; e in realtà noi
assistiamo ad un movimento, che partito dalla altissima sfera in
cui l’Arte e la Filosofia stanno congiunte e indivise, doveva immediatamente
comunicarsi a quegli spazj, in cui l’Arte altro non
è che un’estasi o un istinto, e ha bisogno di un idolo. Or v’ha
una regione, o una città, la Toscana o Firenze, in cui vive, splendida
di grazie natie, una favella che mal si scerne dalla lingua
dei buoni scrittori, e ha movenze di gran lunga più belle, più
candide, più sicure che non abbia questa. Dinanzi al tribunale
della verità implacabile, la candidezza fiorentina, e il lieve o incerto
distacco tra il linguaggio fiorentino e quello delle scritture
italiane, potranno suonare accuse gravissime d’insufficienza di moto
civile e per Firenze e per l’Italia. Ma se il serbatojo toscano è
limpido e terso perchè la cultura ha ristagnato, non è men vero
che la sua meravigliosa limpidezza innamori il barbaro e debba
affascinar l’artista. Al quale non può non sembrare una vera bestemmia
il concetto di una civiltà che avesse dovuto o debba turbare
la linfa incantevole; e deve all’incontro parergli ovvio e legittimo,
che l’Italia intiera essendo pur così poco rimota da Firenze,
poiché scrive o parla comunque, in ogni occasione per poco solenne,
un linguaggio che è uscito di Firenze, abbia finalmente a varcare
quella breve distanza che ancora da Firenze la sequestra, e. quasi
transumanarsi, sì che da ogni angolo del bel paese possa fra non
molto risonare la stessa favella ammaliatrice che ora sta rinchiusa
in così breve giro. Come sottrarlo a questo ideale abbagliante? Che
e’ entra il sapere, chi osa discorrere di perfezionar la parola o di
sviscerarla, quando il sommo bene sta nel porre dolcemente il capo
in grembo alla natura inesplorata e misteriosa? Si tratta di respirare
un’aria balsamica come Iddio l’ha fatta; non ci deve punto
entrare il chimico od il fisico; ma arbitri esclusivi son le nari
ed i polmoni degli uomini che la scienza non ha infetto. Nessuna
obiezione spontanea può sorgere nell’animo dell’artista; nessuna