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PROEMIO. XXIX

intempestivi, e vedranno sorgere, alle nostre frontiere, officine attivissime di estratti di lessici, a uso degli italiani che hanno perduto la loro favella, coi sicuri riscontri in varie lingue, e le vignette rispettive. È proprio uno zelo illusorio e nocivo; e in realtà noi assistiamo ad un movimento, che partito dalla altissima sfera in cui l’Arte e la Filosofia stanno congiunte e indivise, doveva immediatamente comunicarsi a quegli spazj, in cui l’Arte altro non è che un’estasi o un istinto, e ha bisogno di un idolo. Or v’ha una regione, o una città, la Toscana o Firenze, in cui vive, splendida di grazie natie, una favella che mal si scerne dalla lingua dei buoni scrittori, e ha movenze di gran lunga più belle, più candide, più sicure che non abbia questa. Dinanzi al tribunale della verità implacabile, la candidezza fiorentina, e il lieve o incerto distacco tra il linguaggio fiorentino e quello delle scritture italiane, potranno suonare accuse gravissime d’insufficienza di moto civile e per Firenze e per l’Italia. Ma se il serbatojo toscano è limpido e terso perchè la cultura ha ristagnato, non è men vero che la sua meravigliosa limpidezza innamori il barbaro e debba affascinar l’artista. Al quale non può non sembrare una vera bestemmia il concetto di una civiltà che avesse dovuto o debba turbare la linfa incantevole; e deve all’incontro parergli ovvio e legittimo, che l’Italia intiera essendo pur così poco rimota da Firenze, poiché scrive o parla comunque, in ogni occasione per poco solenne, un linguaggio che è uscito di Firenze, abbia finalmente a varcare quella breve distanza che ancora da Firenze la sequestra, e. quasi transumanarsi, sì che da ogni angolo del bel paese possa fra non molto risonare la stessa favella ammaliatrice che ora sta rinchiusa in così breve giro. Come sottrarlo a questo ideale abbagliante? Che e’ entra il sapere, chi osa discorrere di perfezionar la parola o di sviscerarla, quando il sommo bene sta nel porre dolcemente il capo in grembo alla natura inesplorata e misteriosa? Si tratta di respirare un’aria balsamica come Iddio l’ha fatta; non ci deve punto entrare il chimico od il fisico; ma arbitri esclusivi son le nari ed i polmoni degli uomini che la scienza non ha infetto. Nessuna obiezione spontanea può sorgere nell’animo dell’artista; nessuna