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§ 2. Ladino e Lombardo. B. 11, a: pl % fl y ecc. 303 facciamo senz’altro alle serie che sopravivono, e sono per avventura più numerose che non si soglia imaginare: Valtellina 1 (Mt. voc. e app.): piata lastra, plàisc (Albosaggia) piange, cfr. p. 164, num. 152, plée pieno, plòja; sgonfià mucchio di neve. Cui si aggiungono, con vocale certamente inframmessa: stabel stalla, ràscolo róscol (sic; voc. 207, app. 89) *rastl, rastro, tridente, e insieme dovrebbe andare, se non rimanesse qualche dubbio circa il frammettersi della vocale: jòngola (app.; nel voc. si attribuisce a Bormio), correggia, striscia di cuojo che lega il giogo alle corna dei buoi, cfr. juncla, giuncla, suncla, nei dial. grigioni (Car. nachtr.), striscia di cuojo per condurre gli animali, correggia, posch. giòngla Mt., veron. rust. dóncola (cfr. § 4). La inserzione della vocale è per sè manifesta in ràscol-, poiché il suo c rimonta al nesso ti (cl = tl> cfr. il num. 120n. e Tit. raschiare = *rastlare, Studj crit. II, 105), ed ha le sue prossime analogie nei valtellinesi vérom (=t?értn, serpe, biscia, app. 123) e zèmbola, milan. zémbol, pollone, genimula, in cui il b attesta la fase del nesso (gem’la ecc., cfr. num. 155) 9. Val Gandino (Rosa 93, Tirab. 31 e ai rispett. artic), è una valle bergamasca, nella quale abonda, forse più che in ogni altro territorio di Lombardia, il fenomeno a cui attendiamo 5. Ivi si odono: pia piano, copie, od anche nelle imitazioni delle più antiche scritture, accadesse perciò che V amanuense, o 1* imitatore, venendo, nelle età successive, a scriver frequentemente, e per corretta ragione, pi ci ecc. per pj è ecc. della propria sua pronuncia (pidzer=pldzer, mdcia = màcla y ecc.), finisse per introdurre il nesso pur dove il suo pj è ecc. non proveniva da pi ci ecc. nò quindi poteva risalire a queste figure nelF antico vernacolo. Così si spiegano sapla per saputa, clera per etera, e simiglianti (cfr. Mussafia, rendic. xlvi 122, ux 12), e vale T osservazione anche per le scritture veneziane, di cui tocchiamo al § 4. Per ultimo si possono ricordare in questo luogo i ve g Ioni e le veglonae di Lombardia, che entrarono nel less. del Du Gange, cfr. Gh. voc. s. ( veggion’. 4 Non comprese, che s* intende, le varietà bormiesi, nò le poschiavine, di cui vedi a suo luogo. 9 Per analogie ladine può vedersi la prima nota a p. 49, e quadra in ispecie il soprasilv. affel (*affl afflo) trovo,- Rom. 7,18. 3 È però assai notevole, che nessun esempio per cZ- (= ci- lat.) ci sia offerto dal Rosa, e nessuno dal Tiraboschi che sia speciale a Val Gandino, come non ce ne è dato pressoché nessuno per la Valtellina {plif% clivo, costa montagnosa, sarebbe comune ali* italiano) e nessuno per Idro, di cui v. appresso. Non è di certo mero caso, né il solo indizio che mostri primo ad alterarsi il nesso c/, come all’incontro l’ultimo a cedere è pi. Già nella lezione in cui sono a noi conservate le scritture di Bonvicino siamo per questa parte alle condizioni medesime che oggi ci Offrono le valli lombarde; vale a dire: pi