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§ 2. Ladino e Lombardo. B. u, 5: p/, fi, ecc. 301 quel dialetto raccogliemmo: quatlren, visen, moren molino, a ra fen, on tanten, leten latino, scritturena. In Val S. Martino (bergam.) dicono galena, materia, cósena cucina (Rosa), e dal cremonese vedo addursi: vioulèen, barnbèen. Nel bergamasco, per dir solo di questo dialetto, è poi continuo il fenomeno di e per % nell’iato: carestea, alegrea, (Marea), ostarea, malatea, compagnea (Rosa, 90). Ora non mancano, si per l’una e si per l’altra serie, analogie notevoli fra le varietà ladine de’Grigioni, anche aggiungendosi, per la prima, la concorde geminazione della nasale, come può per ogni parte vedersi ai n. 33 e 36 dei rispettivi spogli, e qui pure c’incontriamo con la favella emiliana f. Ma, per limitarci all’/ in e 9 se in ispecie guardiamo alla qualità della formola in cui il fenomeno si compie, propenderemo a credere, che, per la Lombardia, esso piuttosto si propaggini dalle rive del Po che non dalla zona delle Alpi a. 5. Passando poi alle consonanti, incomincieremo da uri carattere che non consiste nel convergere delle alterazioni, ma si nell’aver comune la schietta conservazione di un antico elemento, e alludiamo al l delle formolo PL, FL, ecc. (n. 114 ecc.); Per vero, due obiezioni si posson facilmente presentare a chi voglia dedurre argomenti di speciali affinità dai fenomeni in cui d’altro non si tratta che di particolare integrità latina, l’una d’ordine cronologico, l’altra d’ordine corografico, e nel caso presente esse possono, a prima vista, parer valide entrambei Poiché se risaliamo ad antiche scritture, vien da opporre, che a un certo punto i medesimi caratteri devono ricorrere egualmente in tutte le favelle che fanno capo alla lingua di Roma; e se adduciamo saggi odierni da regioni più o meno appartate, sorge il dubbio che la miglior conservazione non da altro si debba ripetere che dal restare più intatto l’antico patrimonio nelle terre segregate e come riposte. Senonchè, mirando principalmente al caso nostro, imprima si risponde, sul partico1 Cfr. Mussàfià, Darstellung der romagnolischen mundart, rendic. lxvu 660-1, §§25.31.

  • Nei più vicini vernacoli emiliani, r-en=*-tn oggi si trova affetto di alterazione

terziaria (piacent. domattéin ecc., cfr. béin bene; pav. spéi spino, cfr. bèi bene), ma ancora si sente schietto anche nel riflesso pavese di -ina: matténa eco