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292 Ascoli, Saggi ladini, I.
pi. dell’i mperf. dell’ausiliare: eret, Tunica voce che io incontri nella
comediuola per questa persona 4.
203. rier ridere — 210. 215. Cfr. i n. 19-21, 40 e 129».
Ora, perchè ci è parso di dover staccare il bormiese dagli
altri dialetti che in questo paragrafo venimmo studiando, e di
vederci altra cosa che non una semplice confluenza di elementi
engadini e lombardi? In parecchi fenomeni, e di ordine vario,
che sono in parte riserbati ai capitoli susseguenti, la convenienza
tra il bormin’o e l’engadinese, o il ladino di Svizzera in
generale, è tale e tanta, che par che ci costringa a ripetere pur
1* elemento ladino di questo territorio da mere propaggini cisalpine
della favella ladina de’Grigioni. E quanto alle alterazioni
che l’antico patrimonio ladino abbia sofferto, non è diversa, a
cagion d* esempio, la condizione del plural feminile bormino, che
si direbbe appena spogliato della sibilante (li piànta, li plàga,
li ostaria, li pora serva, ecc.), dalla fase che avvertivamo
in Bregaglia e nella Mesolcina. E se Bormio mal più dà la palatina
nei num. 160 ecc., la stessa Bregaglia ormai non ce ne offre
se non esempj rari, e nei poschiavino non ve ne ha quasi più
traccia. Ma, d’altra parte, lo schietto u per Vu latino (n. 59.
è0.63) scevera il bormiese cosi dal ladino d’oltralpe come. dai
lombardo. È l’efficacia dell’elemento lombardo, bene scarsa in
generale per questo territorio, come in ispecie la flessione ci
mostra (cfr. per ora i n. 109, 137 e 198), dovrebbe dall’un canto
esser bastata a spegnervi la palatina delle formole c+a e g+a,
quando non giungeva, dall’altro, a immettervi Vùì Lo schietto
u accennerebbe, ma in debol guisa, a parecchie varietà ladine
che incontreremo ad oriente del bormiese (§ 3, a); ma se al di
là del Tonale scarseggia l’fi, vi è all’incontro ^sempre florida la
palatina nelle formole a cui alludiamo. Nessuna particolare attinenza
ci è d’altronde dato scorgere fra il bormiese e il dialetto
della Val di Monastero, che immediatamente gli sovrasta da
settentrione. Par probabile che la via dello Stelvio accenni alle
1 La Val Furva, come vedo da un bel saggio del sacerd. G. B. Vitàlini,
oonserva tuttora questo tipo, in aat avevate (cfr. aan avevano, ecc.); ma nella
corrispondente voce di f essere’, oggi dice aruv (v. n. 22 e cfr. aran erano, ecc.),
ha cioè il tipo col pronome suffiso, alla lombarda (cfr. borm. od. voleof volevate,
Lazzeri).
- li vis (radici) del tuts, narici.