fuga, il quale deve laboriosamente nutrirsi di un sapere infinito e
per molta parte non indigeno? Di certo, gli idiotismi, i tratti popolarmente
vividi, non possono e non devono mancare ad alcuna
letteratura, o lingua scritta che dir si voglia; ma parte risalgono
a quel primo fondo dialettale che servi a mettere in comune il
lavoro intellettivo della nazione, cioè spettano all’età quasi infantile,
all’età del cieco assorbimento, all’età meramente mnemonica
della nazione rinnovellata; parte ne inocula più tardi o ne
infonde irresistibilmente la virtù sovrana dell’Arte o il giovanile
ribollimento di un’attività comune; ma sempre si tratta di fenomeno
come istintivo, e l’istinto tanto può meno quanto più la riflessione
può, nè alcuno forse aveva prima d’ora mai imaginato che
un vocabolario avesse a sfidar la riflessione e a inocular l’istinto.
A sentire i fiorentinisti (ed è una scuola dove i discepoli vanno
naturalmente e sùbito molto più in là che non faccia il Maestro,
poiché non si tratta già del mero e solito contingente della esagerazione
di un principio, ma è il caso di un principio che non si
possa distinguere dalla sua esagerazione, od anzi non è pure il caso
di un principio, ma sibbene della semplice contraffazione, più o
meno felice, di una realtà, spontanea insieme e necessaria, che la
storia ha altrove prodotto), pare molte volte, se non sempre, che
essi non vogliano pensare altre obiezioni, se non quelle che credono
derivare da pregiudizj italiani; e che al di là dei monti e dei mari,
tutto ciò ch’essi dicono debba sembrare la cosa più naturale del
mondo, perchè, ovunque si ha una lingua nazionale, sia avvenuto
e dovuto avvenire che altro mai non si facesse se non quello appunto
che ora essi chiedono alla loro pervicace nazione. Ma sarebbe
un curioso esperimento istorico il metterli a discutere di qualsivoglia
innovazione, da loro caldeggiata, con quel qualunque uomo
del mestiere che oltremonte a lor quadrasse. E si può dar loro
facilmente un qualche esempio delle pedanterie che avrebbero a
sentire da colui. Il sostantivo punto egli direbbe, exempli gratia,
essendo venuto a funzione quasi avverbiale* (non ne ho punto = non
ne ho nulla; temo poco o punto), da questa potè poi passare, nell’uso toscano o fiorentino, a far d’aggettivo (poca paura, punta