un articolo dell’Enciclopédia popolare italiana (nella prima edizione
per lo meno) a intitolarsi piuttosto àbattoir che non ammazzatoio.
Nelle Marche, o in qualche parte delle Marche, dicono piovere a
vento per significare che la pioggia, spinta dal vento, cade in direzione
obliqua (il friulano piovi di stravtnt). Ora, nelT ambiente imaginario
della nostra ipotesi, nessuno si sarebbe sognato d’interdire,
a priori, l’uso di questa locuzione così calzante, per la ragione che
andasse aspettato o il consenso o il sinonimo dei fiorentini. Se a
un veneziano fosse venuto il capriccio di scrivere che una cosa dà
becco alle stette, per significare che è squisita, nessuno di certo
gli avrebbe dato retta; nè più che a lui ad un fiorentino o ad un
napoletano, che avesse voluto mettere in mostra qualche suo modo
di simil risma. Ma nessuno avrebbe mosso rimprovero al veneziano
se egli offriva alla letteratura italiana il suo mettere il cervello
a segno, malgrado il pericolo che a Firenze così non si dicesse,
o ivi piuttosto mettessero il cervello a bottega od a partito.
Vero è che il siciliano, per significare il medesimo, sarebbe forse
uscito col suo metter pensiero (méttiri pinséri), unione di parole
che altrove può valere ’dare apprensione’. Ma ognun vede, dopo
il primo sgomento, che l’equivoco non può facilmente avvenire od
anzi è a dirittura impossibile; poiché ’metter pensiero’, quando
porti il significato di ’dare apprensione’, deve reggere di necessità
un dativo, che nell’altra significazione deve di necessità mancare;
e il metter pensiero, locuzione parallela al metter radice, sostenuto
da una Sicilia che emulasse in attività civile la Sassonia, cioè che
mandasse al continente italiano i suoi milioni di chilogrammi di
libri, avrebbe potuto fare ben legittima fortuna, poiché l’autorità
legittima è l’energia operosa. E il gusto dei forti, d’altro canto,
suol essere meno schizzinoso di quello dei deboli; diguisachè, rimanendo
sempre nella nostra ipotesi, se per ’stare in apprensione’
lo scrittore siciliano avesse più facilmente detto: star con pensiero
(stari cu pinséri), e il veneziano, all’incontro, per limitarci
a lui, più facilmente: stare in pensiero, il divario poteva forse
piuttosto allettare che non spiacere, e nessuno, ad ogni modo, ne
avrebbe voluto fare un caso di stato. Si è sentito, che traducono