indefinitamente più inoltrato che non si sia potuto avere fra gli
Italiani. Ora l’assunto implicito in quella domanda, che è d’imaginare
singoli esempj, i quali concernano un tale processo ipotetico
od i suoi effetti, può legittimamente parere arduo insieme e
puerile; e pigliarlo nelle strettezze di un discorso cosi meschino
com’è il presente, non è la minore fra le temerità di cui si danno
tante prove in questi pochi fogli. Ma il bisogno dell’evidenza non
permette di sfuggire questo carico; e il trattarsi di casi imaginarj,
non già di suggerimenti (che sarebbe una curiosa presunzione) o
pur di concreti desiderj, potrà forse rendere meno difficile Pin-
diligenza di chi legge. Si finge qui dunque, per un breve istante,
l’officina germanica trasportata e adattata all’Italia; dove intanto
sarà lecito affermare, sulle generali, che la qualità della letteratura
e quindi della lingua iniziale, e la potente organizzazione
della chiesa italiana, avrebbero dovuto agevolar l’opera di non
poco, e renderne il frutto ben più squisito di quello d’oltremonte.
Il tipo della lingua italiana sarebbe sempre rimasto non solo toscano,
ma sì propriamente fiorentino; vale a dire, per accertar
l’enunciato con qualche esempio, che non solo un veneziano amào
per amato, o il milanese rcesa per rosa, o un condizionale alla
lombardesca o alla friulana come io portaréssi, oppure un costrutto
come tu hài~tu> secondo il genio dell’Alta Italia, non vi sarebbe
mai più stato legittimo o possibile, ma neppure un gàmbaro alla
sanese, in luogo del gambero di Firenze. Il tipo fonetico, il tipo
morfologico e lo stampo sintattico del linguaggio di Firenze si
erano indissolubilmente disposati al pensiero italiano, per la virtù
sovrana di Dante Allighieri. Ma tutto quantp non contravvenisse
al tipo, e fosse paesano e trovato acconcio o preferibile nella gran
conversazione delle intelligenze nazionali, datesi a un’attività sempre
più estesa e più intensa e svariata, sarebbe passato per non
meno o pure più legittimo di ciò che spettava al fondo fiorentino,
e a questo si sarebbe contessuto, e l’avrebbe in vario modo, e di
certo non lievemente, modificato. Si sarebbe rispettata e voluta
una libertà naturale e necessaria, ugualmente rimota dalla superstizione e dalla licenza; e non v’ha nessuna parte del linguaggio