salda unità intellettuale e civile della Germania; eppure è cosi
profondamente salda l’unità della sua lingua. Gli è che l’energia
della progredita cultura, e del ridesto sentimento nazionale, venne
colà ad accoppiarsi a un’operosità infinita; gli è che ogni studio
del vero e dell’utile ha rapidamente compenetrato la nazione intiera,
e determinato un tal movimento di ogni attività civile, un
tale affratellamento in ogni industria della mente e della mano,
una tanta unione d’intenti e di affetti, che nessuna distanza materiale
ha più diviso fra di loro i tedeschi, e son tutti diventati
cittadini di una città che non esiste. Dice stupendamente il Vocabolario
Novo, che il ’laboratorio in cui la natura fa le lingue, le
’raffina e le perfeziona, non può essere che un’agglomerazione di
’uomini viventi in uno scambio continuo e obbligato di pensieri e
’di uffici’. Ma l’organo dello scambio non è sempre necessario che
sia la glottide; può anche essere la penna, purché si sappia scrivere;
e quando milioni di menti agitano o hanno agitato la penna
operosa, lo scambio si fa cosi rapido, complesso, nobile ed efficace,
la suppellettile messa in comune si allarga, si affina, si afforza cosi
mirabilmente, che l’agglomerazione o associazione di uomini, tra cui
lo scambio avviene, può innalzarsi di fase in fase nella regione del
pensiero (che non è poi una regione artificiale), mentre altrove si
disputa di glottidi privilegiate o non privilegiate. Se i pensatori
sono in continuo colloquio fra di loro per tutta la gran patria
tedesca, l’operajo, da più generazioni, forse da secoli, la misura
avidamente co’ suoi passi, pregando e cantando nella lingua della
sua chiesa; e il vocabolario dell’officina, così come quello del filosofo,
ha ormai subito il naturale o razionale suo processo di selezione
e di consenso. Col poeta, fattosi interprete assiduo della fede,
educatore assiduo e onnipresente di ogni nobile affetto della nazione,
la lingua ivi ricorre di continuo alle vive fonti della tradizione
antica e del popolo, mentre la scienza, o meglio l’energia
riflessiva e scernitrice, stampa in ogni movimento del linguaggio,
anche ne’ più intimi e riposti, l’impronta indelebile della sua serietà
divina. Nella scuola, nella stampa, nella intiera operosità sociale
che tutta è alimentata di eulta parola, si agita colà quell’intensa