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PROEMIO. XIII

unità, in modo non meno barbaro di quello che fosse l’Italia; mantenne inoltre, e in parte ancora mantiene, tal disgregamento fra i ceti diversi della sua società civile, che di certo l’Italia non conobbe o é conosce il suo uguale; subì per giunta la separazione delle chiese, alla quale l’Italia ha avuto la fortuna o la sfortuna di sottrarsi; e pur possiede, malgrado l’infinita varietà de’ suoi dialetti, la più salda e potente unità di linguaggio che abbia mai risonato sulla terra. Contro la quale affermazione, o l’opportunità di confrontare il caso della Germania con quello della Francia o dell’Italia, non si può affatto ripetere alcun argomento dalla disinvoltura eccessiva con che il tedesco è ricorso ai vocabolarj stranieri, o dalla sua facoltà estesissima di creare nhovi composti. Tutti, oggidì, per la molto diffusa cognizione di codesto idioma, sanno ciò anche fra noi; e tutti vedono, come la salda unità, di cui si parla in questo luogo, concerna in ispecie l' abondantissima sicurezza di costrutti, di congiunture, di giustapposizioni, di frasi e dizioni, sempre proprie ed indigene, che rende la condizione del tedesco non diversa da quella che altri ammira nel francese e si desidera nell’italiano. Ma nessuno, in Germania, adora o pur discerne la culla della lingua; e mentre i dotti tuttora discutono sul processo generale della sua formazione, tutti sono convinti, che sarebbe vana la ricerca del preciso angolo della patria tedesca, dal quale sbucasse primamente il rivolo, che era destinato a diventare una cosi gran fiumana nella cultura del mondo; nè mai si è colà sentito. il bisogno o il desiderio di ribattezzare le lettere ad alcuna fonte privilegiata di lingua viva; con questo di soprassello, che il più cospicuo, od almeno uno fra i più cospicui centri letterarj dell’odierna Allemagna, cioè Berlino, si trovi sopra un terreno, che non solo è di formazione germanica tutt’altro che antica, ma spetta altresì a quella sezione dialettale, cui non rivengono le varietà dalle quali o fra le quali è surta la lingua letteraria; il che è pressappoco, trasportandoci in Italia, come se a Nizza o a Bellinzona oggi fosse il miglior fiore di una lingua, in cui si continuasse il tipo dialettale dell’Italia mezzana. Il genio di Lutero, signoreggiato un idioma aulico, greggio ed instabile, ne plasmò quella miracolosa versione della Bibbia, che ruppe l’unità