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vm PROEMIO.

della penisola intiera. Il dialetto (osano dire fra di loro due degli operaj di cui si parla, illusi forse dalle loro esperienze continue), quando è diventato lingua, aveva florida questa proprietà, e la mantenne o la immise in ogni altra regione italiana, sì che, da più secoli, quanti italiani o stranieri hanno conosciuto o creduto conoscere la lingua della civiltà italiana, hanno sempre scritto ed anche pronunciato quest’uó; oggi perciò la lingua, salda ed una almeno in questa parte, deve naturalmente conservare l’importante carattere pur nel nido onde è uscita, se pur la favella familiare ivi paja prossima a smarrirlo. E l’importanza del carattere, sempre per quegli operaj, sta anche in ciò, ch’esso abbia la parte più cospicua in quel movimento grammaticale, intrinsecamente italiano, che consiste nell’avvicendarsi di due diverse figure verbali secondo la sede diversa che abbia l’accento; poiché ognuno conosce che l’alternarsi, a cagion d’esempio, di muov-con mov-, in, muovo e moviamo, dipende da quello stesso principio pel quale è odo (audio) accanto a udiamo, ésco allato a usciamo, devo allato a dobbiamo. È una movenza, una varietà regolata, che passa fra i pregi della parola neo-latina in genere, e dell’italiana in ispeeie. Dovremo noi credere, che un grammatico ragionatore pensi ad abolire, o a menomare, in nome dell’unità e del popolo, una proprietà del suo linguaggio, che sta cosi salda, ed esce così spontanea dalle viscere popolari? Senonchè, il povero dialettologo, continuando per questa via, temerebbe davvero di persuadersi delle proprie sue ragioni troppo di più che non giovi; e meglio gli conviene il porsi a ristudiare gli scritti, in cui le dottrine o le ragioni del Novo Vocabolario sono esposte, da’ suoi promotori più cospicui, con quella sicurezza, lucida e robusta, che spossa anche le obiezioni che non vince. Ma più che obiezioni vere e proprie, al dialettologo rispuntano sempre dei dubbj irrequieti, che versano circa il valore di certi paragoni, circa il modo di considerare le cause del male o di pensarne il rimedio, e insieme e in ispecie, com’è naturale, circa il carattere che la disputa assume nell’ambiente di quella cultura, dalla quale dipende, fra le minute cose, ma cosa per lui principalissima, l’esistenza o la fortuna della propria