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lontano. Io l’ho sempre trovato un uomo ragionevole. È appunto di lui che son venuto a parlarti, la mia figliuola.
— Se non lo conosco...
— Egli conosce te.
— Che vuole da me questo signore delle ipoteche?
— Ti ha incontrata due o tre volte sulla strada della Colorina; è un signore che passa in una carrozza coperta, con un cavallo grigio...
— Un uomo vecchiotto...
— Ma un vecchiotto in gambe. Possiede San Donato, o se non lo possiede, lo amministra, che è quasi lo stesso. L’ho trovato sabato quindici, a Melegnano, e venne ad offrirmi del miglio. Poi mi domandò se quella signorina, così e così, che incontra spesso sulla strada della Colorina, è mia figlia. Gli dissi: è mia figlia adottiva, ma è più che mia figlia.
Papà Botta si commosse all’idea del bene che avrebbe voluto fare ai figli di Cesarino Pianelli, e che il destino invece...
— Lo so, lo so — fu pronta a dire Arabella, posando una mano sopra un ginocchio del suo benefattore.
— E una bella e simpatica ragazza — seguitò il sor Tognino — e ha l’aria d’una donnina di talento. Come sarei contento — ripeto le sue parole — come sarei contento se mio figlio sposasse una ragazza così. E io: — la nostra Arabella ha tutt’altre idee e non pensa a maritarsi.
— Infatti... — si affrettò a dire la fanciulla, sorridendo e arrossendo un poco.
— E ci lasciammo, e amen: non se ne parlò più.