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vuoi e andartene. Non è il nostro genere. Gente senza legge e senza fede, che per un quattrino venderebbero l’anima a berlicche! Di religione non si parla; il padre peggiore del figlio e il figlio sulla strada di diventar peggiore del padre. A me, ripeto, dispiace immensamente che tu sia venuto a masticare questo pane lo dicevo anche ieri alla zia Nunziadina. In questa tana non hai nulla di buono da imparare.
Ferruccio indicò col pollice un uscio dietro di lui e si portò di nuovo l’indice alla bocca.
La zia Colomba alzò le spalle, come se non gliene importasse nulla che la sentissero, tentennò un pezzo il capo, e abbassando di nuovo la voce fin dove glielo permetteva il calore del discorso, soggiunse: — Sì, mi rincresce, e vedrei volentieri che tu cercassi un altro sito, il mio bene.
Ferruccio figlio di Pietro Berretta, da un anno circa, dacchè rinunciando alla vocazione, era uscito dal Seminario, andava cercando la sua strada, e solamente per non essere d’aggravio ai suoi, s’era adattato a scrivere nello studio del signor Tognino.
Non avendo potuto trovar posto nella portineria, era andato a convivere colla zia Colomba e colla zia Nunziadina, sorelle di sua madre, in una casetta di via S. Barnaba, posta tra il convento dei barnabiti e l’ospedale, un luogo segregato tra molti giardini, dove l’erba si fa strada in mezzo ai ciottoli, dove qualche macchia di vecchie piante resiste ancora agli urti della civiltà.
La zia Nunziadina, una nanina che reggevasi su due piccole gruccie, alta un braccio da terra, con un faccino profilato e bianco, tutta cuor di Gesù, lavorava i pizzi da chiesa, mentre la Colomba, che po-
E. De Marchi - Arabella. | 4 |