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fossati, essa era più forte di lui, gli graffiava il viso, lo copriva di oltraggi volgari, finchè rotta e sfinita in tutte le ossa, ricadeva in un profondo abbattimento.

Lorenzo, posando la testa sul suo guanciale, piangeva come un bambino.

Gli altri in casa non eran più gente. Eran morti in piedi.

Si chiamò con telegramma lo zio Demetrio, che aspettava d’essere invitato a battesimo.

Durante quei tre o quattro giorni la poverina rivisse in sogno delirando ora coi vivi, ora coi morti, finchè le rimase un’oncia di forza.

Rivide la sua bella mamma ancor giovane andare alle feste con un vestito celeste orlato di un pizzo dorè. Vide se stessa ancor fanciulletta in mezzo a’ suoi fratellini, mentre frullava il sabaglione in una piccola cazzeruola lucente. Mario, Naldo e il piccolo Bertino, bello e biondo come un angelo, ridevano a veder la spuma gialla e profumata traboccare dall’orlo; e la malata rideva anche lei d’una gioia intera e traboccante, immaginando che quella spuma gialla e profonda montasse a ondate ad avvolgerla. Quindi usciva la sensazione della prima comunione, colla vista della chiesa lunga, chiara, tutta fiori e pizzi bianchi; ma non capiva perchè Ferruccio fosse andato a porsi in mezzo alle ragazze. Che c’entrava lui colle ragazze? e perchè tutti lo carezzavano con tanta tenerezza. Essa ne provava un’invidia amara, correva a strapparlo via, gridava: — È mio. — Se non che altri fantasmi la conducevano a visitare le cameruccie sotto i tetti, dove abitava una volta lo zio Demetrio, un uomo buono come un santo, che aveva molte