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spilla in memoria della carità che mi ha fatto... — Si tolse dal petto una spilla d’oro e la consegnò al giovine, che mormorò qualche parola di ringraziamento.
— Mi mandi qualche volta le sue notizie. Intanto io non tralascerò dal far le pratiche, perchè le sia levata anche questa piccola condanna. Farò parlare e andrò io stessa dall’arcivescovo, che dice di aver verso di me qualche obbligazione. Monsignore è in buoni rapporti colla Corte e so che in certe occasioni quando non si tratta di delitti comuni, si concedono amnistie speciali. Intanto non è male vedere dei paesi nuovi.
Ferruccio, appoggiato colle spalle allo stipite dell’uscio, trasse un sospiro coperto come se patisse in sogno. Cogli occhi bassi, pareva tutto occupato a decifrare i disegni di un fazzoletto, che teneva stretto e teso in uno sforzo nervoso colle due mani.
Arabella si mosse e toccò qualche libro di quelli che erano sparsi sul tavolo e sulle sedie.
— Questo è latino: bravo. Un Virgilio... Fa bene a tenersi in esercizio. Badi a non diventarmi un cappuccino anche lei...
E si volse a ridere ancora per invogliare il giovine a uscire da una tristezza, che li avviliva entrambi schiacciandoli. Vedendo ch’egli non osava alzare gli occhi dopo aver accomodate alcune cosuccie nella valigia, la signora si aggiustò un lembo del velo sul capo e sulle spalle, guardò a lungo l’orologio per fissare l’animo e la volontà in uno sforzo supremo sopra un oggetto che la sostenesse, e quasi correndo verso di lui gli tese la mano con piglio soldatesco, esclamando: