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voce seccata: — Dabbasso — e scomparve, sbattendo furiosamente un usciolino.

Si rassegnarono a tornar giù. Allo svolto del pianerottolo furono quasi brutalmente urtate e respinte da un corteo di guardie, che tenevano in mezzo un ragazzaccio a sbrendoli, colle mani legate, una figura smilza e imbozzacchita dai vizi e dalle prigioni, che all’incontrare una signora sulla soglia di casa sua, tese il collo, sgranò gli occhi, e urlò con voce rauca e sguaiata:

— Viva l’Italia, bella bionda!

La Colomba, vedendo la signora diventar smorta e tremare, le fece scudo col corpo, ma tremava anche lei come un coniglio. Rimasero due respiri in silenzio, incapaci di muoversi, sostenendosi a vicenda cogli occhi, sforzandosi di sottrarsi al pensiero che la vista del ragazzotto arrestato veniva naturalmente a suggerire.

— Se Dio tien conto di quel che lei fa... — balbettò la Colomba.

Arabella fe’ segno di tacere, stringendole forte la mano, e scesero insieme gli ultimi scalini quasi correndo. Un vecchio portiere, che veniva su portando con fatica un secchiolino d’acqua, indicò loro l’ufficio del delegato Galimberti, a man sinistra, sotto il portico, e stette sulle gambe arrembate a contemplare la bella figurina. Ne capitano molte in Questura, di brutte e di bionde.



Il Galimberti, riconosciuta la Colomba, capì di che si trattava e le fece passare in uno stanzino contiguo alla sala d’ufficio, dove c’era un gran puzzo di si-