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— Lei a quest’ora? che cosa c’è?

— Son venuto a consegnarle le ultime carte, perchè... perchè... scusi, non posso parlare. Mi è capitata una cosa, o Dio, Dio!

Il giovine si tolse il cappello e si asciugò la fronte madida di sudore.

— Che cosa?

— Sono chiamato in Questura... cioè, peggio... domani posso essere arrestato anch’io.

— Ma no: per qual motivo?

— Per ribellione alla forza pubblica.

— Lei? quando? o Gesù...

— È stato ieri sera da noi il signor Galimberti, un delegato che conosce da un pezzo le mie zie e ha detto che c’è ordine d’arresto contro di me. Le guardie hanno deposto ch’io mi son ribellato: dicono che io le ho ferite. Il signor Galimberti vorrebbe che io mi presentassi spontaneamente.

— Ciò è impossibile.

— Io non so d’aver ferito. La zia Colomba giura che non ero armato. Una delle due guardie mostra una mano slogata. Il signor Galimberti ha promesso d’interessarsi in mio favore, ma non garantisce nulla, perchè gli ordini sono rigorosi...

Il giovane disse tutto ciò con una grande freddezza, come se non si trattasse di lui.

— E voi, Signore, permettete anche questo?... — scoppiò a dire, con disperazione, Arabella, parlando irritata cogli occhi al cielo.

— Se mi presento da me, — riprese Ferruccio, cer-