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La mattina, appena una riga di luce bianca venata di carmino rompeva dietro i tronchi la lunga oscurità della notte vestivasi in fretta e scendeva, quando cominciano le gallinette a muoversi, prima ancora che sonasse l’Ave Maria alla chiesa.

È così bello uscire all’alba e mettersi per un viale di piante nella frescura mattutina, sotto il cielo bianco che si specchia nelle acque oscure! Le vaste campagne sono ancora deserte, non ancor sveglie di sotto alle coltri di nebbia: o non escono dai viottoli che le prime ombre dei lavoratori, colle vecchierelle che vanno alla messa, chiuse nello scialle nero, nella pia tranquillità del corpo che ha riposato e dell’animo che non desidera più nulla.

Essa invece trascinata dall’inquietudine giovanile, che desidera anche ciò che non conosce, andava a rifugiarsi in un angolo oscuro della chiesa, sotto la vòlta gotica, si prostrava sul marmo freddo d’un altare e assisteva alla messa, pregando or sì or no, dimenticandosi, o guardando come straniera d’un’altra fede la gente, le immagini, i lumi dell’altare. Come chiedere a Dio ciò che non è giusto desiderare? come chiedere ch’egli ti spenga nel cuore l’unica fiamma che lo scalda? perchè invocare che altri ti calchi sulla fronte la corona di spine che ti è toccato in sorte di portare?

Dopo la messa usciva colle donnicciuole e colle altre spose della sua età, con alcuna delle quali soffermavasi a discorrere di bambini e delle piccole peripezie che riempiono, come le ragnatele, la casa della povera