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di giustificarsi e usarsi indulgenza. Il cuore parla a colpi come fanno i prigionieri.

Le pareva che potesse concedersi questa momentanea ebrezza, mentre ancora durava la sua libertà, come la mamma anche più rigorosa concede alle sue ragazze un festino la sera prima d’entrare in collegio.

Era amore questo bene?

Essa lo aveva trattato forse troppo rigidamente l’ultima volta, non rispondendo nulla a una tenera confessione, che era traboccata dal suo cuore, come sgorga l’acqua limpida e pura da una fontana abbondante.

La paura l’aveva resa superba. Eppure quanta bontà, quanta poesia, quanta freschezza d’animo nelle sue parole!

— Mi pareva che a una morta si potesse voler bene più che a una viva... — Chi aveva insegnato a questo povero figlio del popolo a dir parole così belle e così commoventi? Non certamente il poco latino studiato in seminario. No, era un’anima giovine che parlava; e le anime giovani sono ancora piene di cielo: e quando parlano fanno provare emozioni che sembrano reminiscenze di un altro mondo. Tutti veniamo da un luogo che non è questo, e tutti aspiriamo tornarvi. E il cuore batte ed esulta tutte le volte che ascolta una voce che gli parla della patria...

Eran sogni di questa natura ch’essa ricamava intorno a una stella, ripetendo una nenia funebre sopra sè stessa.

— A una morta si può voler bene...

E fra pochi giorni invece essa avrebbe dovuto essere più viva di prima.